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tere, la condizione. "Son Géronte du Bourru bienfaisant n'est pas moins exact [di M. Pince nel Tambour nocturne del Destouches]. Il s'y montre brusque sans dureté, emporté sans colère, indulgent et grondeur. Ses mines, ses regards, ses gestes trahissent à la fois un témpérament rude et de la sensibilité. Il est l'homme même qu’a rêvé Goldoni". (P. L. Dubus-Préville, Paris. 1913, pag. 56) Madame Prévìlle [Madeleine Drouin, 1731-1794] fu la Dalancour, parte di scarso rilievo e pur difficile, "mais il n’y avait rien de difficile pour une actrice de son mérite" assicura il Goldoni. Nessuno dei suoi interpreti restò legato all’autore da si forte amicizia quanto il Molé [Francois René Molet, 1734-1802], nella commedia e nel dramma uno degli attori francesi più rinomati del 700. Bell’uomo e signorilmente elegante fu uno spezzacuori temuto dai mariti, ed è tra le sue vittime pure il compagno suo Preville. Nel B. b. tenne dapprima per compiacenza la parte di Dalancour, benché inferiore al suo merito, avverte il Goldoni; poi fu un Dorval eccellente, e più tardi ancora, dal 1787, Géronte. Di Molé-Dorval il Goldoni scrive: "J’étois tout étonné de le voir prendre le ton, le geste, le sang froid d’un personnage aussi opposé à son naturel et à son goût; voilà l’homme, voilà le bon comédien". (Mem. ibid.). Al contrario del Molé, il Bellecour [Jean-Claude Colson di Bellecour, 1725-1778], primo Dorval, trovò nella parte un altro sé stesso e creò un contrasto mirabile con la vivacità di Géronte. Della Doligny [Louise Berton-Maisonneuve dite D’Oligny, n. nel 1 746] dicono i Mémoires: "On ne pouvait rendre avec plus de vérité et plus de graces la jeune amoureuse decente et timide". La parte richiedeva però un’attrice giovanissima. Elogia il Goldoni ancora la Bellecour [1730-1799], la quale "avec son enjoument naturel et la finesse de son jeu donna tout l’agrément possibile au rôle de la Gouvernante", il Feuilli [Louis Feulie, 1736-1774], "qui fit si bien valoir le petit rôle de Valet" e ignora il Monvel [Jacques Boutet dit M.J (Valère) con ogni probabilità per la poca onesta sua vita che gli valse l’esilio a Stoccolma dal 1781 al 1786 e certo non perché, come immagina il Malamani (Nuove curiosità goldoniane, Venezia, 1887 p. 141), avesse recitato male la sua parte, di che nulla sappiamo; né il Goldoni intendeva lesinare le lodi ai suoi attori.

" Il mio Burbero benefico non poteva essere più avventurato di quel che fu. Avevo avuto la fortuna di trovare nella natura un carattere nuovo per il teatro, un carattere che s’incontra dappertutto e che pure era sfuggito all’attenzione degli autori antichi e moderni. Essi credettero forse che un uomo brusco, essendo incomodo alla società, sarebbe disgustoso in scena: guardandolo da questo lato, fecero bene a non impiegarlo nelle loro opere. Me ne sarei guardato io stesso, se qualcos’altro non m’avesse fatto sperare di trarne partito..." (Mém., P. III, e. XVI). Dimentica il Goldoni Le grondeur del Brueys (recitato nel 1691), "le plus bourru de tous les hommes" "bon pére", "bon maître", "bon voisin", a cui l'estrema irascibilità aliena l’animo di tutti. Ma la scena ove Picard incalzato dall’impetuoso padrone cade e si fa male, potè forse aver origine da queste battute del Grondeur:

M. Grichard (al servitore che non gli apre abbastanza presto): Bourreau, me feras tu toujours frapper deux heures à la porte?