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non basterà forse a giustificarmi; giovine senza esperienza mi sono lasciata condurre da un marito che amo; le sue compiacenze mi hanno incantata, le società mi hanno incoraggiata, l’esempio mi ha sedotta; mi trovava contenta, e mi credea fortunata. Ma comparisco agli occhi1 vostri colpevole, e ciò basta per umiliarmi; purché mio marito sia degno delle vostre beneficenze2 mi sottometto al vostro decreto. Mi staccherò 3 della sue braccia, andrò a chiudermi in un ritiro, nè vi domando che una grazia sola: moderate l’odio vostro verso di me, compatite il mio sesso, la mia età, compatite la debolezza di un marito, che tutto ha sagrificato all’amore.

Geronte. (Sforzandosi di non cedere alla tenerezza) Pensate voi di sedurmi? D’intenerirmi?

Costanza. Oh cielo! Non vi è pietà, non vi è rimedio per me. Tutto è perduto. Leandro mio! Ah! non resisto... Mi manca il respiro. (cade svenuta sopra una sedia)

Leandro. (La soccorre.)

Geronte. (Commosso, intenerito chiama) Olà qualcuno. Marta.

SCENA VII.

I suddetti. Marta.

Marta. Eccomi, eccomi.

Geronte. (Confuso) Vedete.... lì.... animo, andate vedete soccorretela.

Marta. (A Costanza) Signora, signora, che cosa avete?

Geronte. (Dà a Marta una boccetta d’acqua spiritosa) Spero che questo spirito la farà rinvenire, (a Leandro, con passione) E così? come va?

Leandro. Non saprei cosa dirvi.

Geronte. (S’approssima a Costanza, e le dice bruscamente) Come va? Come vi trovate?


  1. Testo: agl’occhi
  2. Testo: benefficenze.
  3. Testo: stacherò.