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l’altro sospira, e l’altro si dispera; è una scena veramente toccante, interessante.

Picard. Non vi eravate voi incaricata di parlare al padrone?...

Marta. Sì, gli parlerò; ma ora è troppo adirato.

Picard. Vado a vederlo, e a rendergli la sua canna.

Marta. Andate, e se vi pare che sia calmato, vedete se vi riesce di dirgli qualche cosa su lo stato deplorabile di suo nipote.

Picard. Sì, gli parlerò e vi renderò conto del risultato.

(apre piano, entra nell’appartamento di Geronte, e chiude la porta)

SCENA II.

Marta, poi Dorval.

Marta. E un buon uomo Picard, dolce, onesto, amoroso, egli è il solo che mi va a genio in questa casa; oh io non sono facile ad accomodarmi con tutti.

Dorval. (Venendo per la porta di mezzo, parlando piano e sorridendo) E bene. Marta!.... Il signor Geronte è egli tuttavia adirato?

Marta. Non sarebbe cosa estraordinaria; voi lo conoscete.

Dorval. È egli ancora sdegnato contro di me?

Marta. Contro di voi? Sdegnato contro di voi?

Dorval. Sì, fieramente, ma non durerà; scommetto, che s’io vado a vederlo, sarà egli il primo ad abbracciarmi.

Marta. Niente di più facile: egli vi ama; vi stima, voi siete l’unico amico suo... Cosa singolare per altro, egli sì furioso, e voi sì flemmatico?...

Dorval. Per questo precisamente si è sempre più consolidata la nostra amicizia.

Marta. Andate a vederlo.

Dorval. No, per ora; avrei bisogno di veder prima la signora

Angelica. Dov’è ella presentemente?

Marta. Ella deve essere nella camera di suo fratello. Vi sono note le disgrazie di suo fratello?

Dorval. Sì; ognuno ne parla.