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Costanza. (Con tenerezza) Caro Leandro, ditemi di che si tratta, fatemi la confidenza; non sono io la persona che più vi ama? Quella che più di tutti deve a voi interessarsi?

Leandro. Ahimè! tenete, leggete; non ho cuor di dirvi di più. (le dà la lettera, e parte afflitto)

SCENA VIII1.

Costanza sola.

O cieli! a qual disastro degg’io prepararmi? (legge) Signore. I creditori vostri non hanno voluto accordare la dilazione; la sentenza contro di voi è stata confermata, e soscritta, e vi sarà oggi notificata; siate cauto, non vi esponete, perchè può essere eseguita anche contro la vostra persona. Misera me! che sento! mio marito!... Indebitato!... In pericolo di perdere la libertà? come mai!... Non gioco... Non società sospette... Senza fasto... per lui. Oh cieli!... Sarebbe forse per me!... Qual idea funesta viene a turbarmi lo spirito? o piuttosto, qual lume celeste mi fa veder chiaro l’inganno in cui ho vissuto sin ora? Le spese fatte da Leandro per me, senza misura, senza necessità... I rimproveri d’Angelica, l’odio di Geronte, il disprezzo con cui mi tratta... Ah! sì, squarciato il velo, vedo i falli di mio marito, e riconosco i miei. Il suo amore verso di me lo ha acciecato. Io sono stata dall’inesperienza tradita. Leandro è colpevole, ed io forse non lo sono meno di lui... Ma qual rimedio si può sperare a quest’orribile situazione? Lo zio solo... Sì, lo zio è l’unico che rimediar vi potrebbe; ma Leandro oserà egli in questi momenti di afflizione e di avvilimento.... Eh! s’io sono complice del mancamento, perchè non andrò io medesima?... Sì, se anche dovessi gettarmi a’ suoi piedi... Ma conoscendo il carattere suo aspro e difficile, posso io lusingarmi di guadagnarlo?... Andrò io ad espormi alle sue ripulse?... Ah! che importa! Le preghiere, le umiliazioni pesar non mi


  1. Questa è la sc. XII nel testo francese.