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Costanza. No, ma ella mi ha parlato in maniera non solo a farmi credere sbilanciate le vostre finanze, ma rimproverandomi, come se io ne fossi la cagion principale.

Leandro. (Con alterazione) Voi?... ella sospetta di voi!

Costanza. Non vi alterate per questo; so che ella non ha una intelligenza sorprendente, credo che qualche volta parli senza riflettere a quel che dice...

Leandro. (Con trasporto) Ah! Moglie mia amatissima!...

Costanza. Non v’inquietate per me, io faccio poco conto delle parole d’Angelica; ma vedo, capisco, che tutto viene di là; (accennando l’appartamento di Geronte) vostro zio è il motivo di tutto questo.

Leandro. (Con passione) Eh! mio zio non è sì cattivo come voi lo credete.

Costanza. Non è cattivo! O cielo! Evvi niente di peggiore sopra la terra? Non mi ha egli provato, non ha guari, la violenza dell’odio suo?

SCENA VII 1.

Costanza, Leandro, un Servitore,

Servitore. (A Leandro) Signore, è stata portata questa lettera a voi diretta.

Leandro. Vediamo, (prende la lettera, ed il servo parte. Leandro, legge piano la soscrizione, e si mostra agitato Il mio procuratore! (continua a legger piano con movimenti d’afflizione)

Costanza. Chi è che vi scrive?

Leandro. (Imbarazzato) Un momento. (continua a leggere)

Costanza. (Da sè) (Sarebbe mai qualche annuncio sinistro?)

Leandro. (Da sè, dopo aver letto) (Sono perduto).

Costanza. (Da sè) (Mi palpita il cuore).

Leandro. (Da sè, con la maggior agitazione) (Povera moglie mia! Che sarà di me? Che sarà di lei? Come farò ad avvertirla? Mi manca il coraggio).


  1. In questa scena il Goldoni riunisce le scene X-XI dell’originale francese.