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Leandro. (Con gioia) Accettaste l’offerta?
Dorval. Sì, sperando che voi ne sarete contento.
Leandro. Oh cielo! Io ne son contentissimo, non poteva desiderarmi maggior piacere, maggior fortuna; ma... circa alla dote...
Dorval. Su quest’articolo avremo tempo a discorrere; io mi lusingo che in quest’occasione vostro zio farà qualche cosa per voi, e qualche cosa in riguardo mio.
Leandro. Ecco un avvenimento da cui tutto posso sperare; ne aveva un bisogno estremo. Le cose mie vanno sempre di male in peggio, sono stato dal mio procuratore, non l’ho ritrovato in casa, non so cosa possa sperare, o cosa debba temere1.
SCENA V2.
Costanza, Dorval, Leandro.
Leandro. Venite, consorte mia amatissima...
Costanza. Vi attendeva con impazienza, intesi la vostra voce, e fui forzata a venir qui a mio dispetto.
Leandro. Ecco l’amico Dorval, che voi conoscete; ve lo presento come nostro cognato, come sposo di Angelica.
Costanza. (Freddamente) Me ne consolo infinitamente.
Dorval. Sarò maggiormente contento, se la fortuna che è per arrivarmi, può meritare la vostra approvazione.
Costanza. Quest’è la prima volta che ho l’onor di sentirne parlare; ciò nonostante vi assicuro che ne provo una consolazione perfetta, (da sè) (Come dunque volean farmi credere, che gli affari di mio marito fossero sbilanciati?)
- ↑ Ecco una parte di questa scena nella traduzione del Candoni: Dorval. Io spero bene col tempo di potervi essere utile presso di lui, ed avrò quindi innanzi parimente un titolo d’avvantaggio per interessarmi a vostro favore, ma fino ad ora... Dalancour. (con ardore) Sopra di che vi died’ egli dunque la sua parola di onore? Dor. Vel dico subito... Egli mi fece l’onore di propormi vostra sorella in isposa. Dal. [con gioia) Mia sorella! L’accettate voi? Dor. Sì, se ne siete contento. Dal. Voi mi colmate di giubilo, mi sorprendete. Per la dote vi è noto attualmente il mio stato. Dor. Sopra di ciò ne parleremo. Dal. Mio caro fratello, lasciate ch’io vi abbracci con tutto il cuore. Dor. Mi lusingo che vostro zio in questa occasione... Dal. Ecco un legame a cui dovrò la mia felicità. Io ne avea il più grande bisogno.. Sono stato a casa del mio procuratore, e non l’ho trovato". La versione di Elisabetta Caminer di poco si scosta da questa.
- ↑ Si confronti la sc. VIII del testo francese.