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SCENA VII.

Geronte solo.

Sì, non ha torto; mia nipote è giovine, è timida, tutto le fa paura, la tratterò con dolcezza!

SCENA VIII.

Geronte, Angelica in qualche distanza.

Geronte. Avvicinatevi.

Angelica. (S’avanza un poco) Signore...

Geronte. (Un poco più forte) Accostatevi.

Angelica. (Sì avanza un passo con timidezza, e non parla.)

Geronte. (Con veemenza) Come volete ch’io vi parli, se siete un miglio lontana da me?

Angelica. (S’avvicina tremando) Scusate.

Geronte. (Con dolcezza) Che cosa avete voi a dirmi?

Angelica. Marta non vi ha detto qualche cosa di me... e di mio fratello?,..

Geronte. (Alterandosi a poco a poco) Sì, ella mi ha parlato di voi, mi ha ha parlato di quello stordito, che si lascia condurre da una donna imprudente, per causa della quale si è rovinato, si è perduto, ed arriva persino a mancare a me di di rispetto!

Angelica. (Ritirandosi per timidezza.)

Geronte. (Con veemenza) Dove andate?

Angelica. (Tremante) Signore, voi siete in collera...

Geronte. Che cosa v’importa! Se sono adirato contro uno sciocco, non lo sono con voi. Accostatevi, parlate, e non temete della mia collera.

Angelica. Caro il mio zio, non oserò parlarvi, se non vi vedo calmato.

Geronte. (Da sè) (Che pazienza!) (ad Angelica, sforzandosi di cambiar tuono) Ecco, ecco sono tranquillo, parlate.

Angelica. Signore... Marta vi avrà detto...