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Valerio. Ma suo marito è sempre con lei.
Angelica. È vero, mio fratello non si scosta mai dal suo fianco.
Marta. E bene! sono pazzi l’uno e l’altra, e si rovinano insieme.
Valerio. Cosa... cosa incomprensibile!
Marta. Orsù, signor incomprensibile, partite; voi dovevate essere partito un’ora fa, ed è veramente incomprensibile ch’io vi abbia sofferto, e che vi abbia detto tutte quelle cose, che senza volerlo mi sono uscite di bocca.
Valerio. Veramente tutto quel che m’avete detto...
Marta. Sento gente... vien gente... partite.
Valerio. (In atto di partire) Mia cara Angelica...
Marta. Voi mi fareste venir la rabbia, (spinge Valerio, ed egli parte1)
SCENA II
Angelica, Marta.
Angelica. Infelice ch’io sono!
Marta. (Guardando verso la porta) E vostro zio. Eccolo lì, non ve l'ho detto?
Angelica. Io me n’andrò.
Marta. No, restate, parlategli, scopritegli il vostro cuore, la vostra passione, la vostra inclinazione.
Angelica. Non ho coraggio. Lo temo come il fuoco.
Marta. Datevi animo; lo conoscete, sapete che vi vuol bene.
Angelica. Voi siete da sì lungo tempo con lui; voi avete la sua confidenza, voi potete parlargli quanto volete; di grazia, parlategli voi per me.
Marta. No no; è meglio che gli parliate voi stessa. Tutto quello ch’io posso fare è annonciarvi, presentarvi, e disporlo ad ascoltarvi pazientemente.
Angelica. (In atto di partire) Sì, sì, ditegli qualche cosa, io gli parlerò in appresso.
- ↑ Si confronti il testo originale francese. Il Goldoni rende qui Marta e Valerio un tantino buffi.