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si sarebbe più oltre ripetuta, se non si ammalava la Comica Marliani, che ne sosteneva una delle principali parti" (pp. 77-78). — E così l’antica interprete e quasi ispiratrice della Serva amorosa e della Locandiera, Maddalena Marliani, contribuiva già vecchia all’ultimo trionfo del Goldoni sulle scene veneziane.
Lo stesso acerrimo rivale e nemico implacabile del riformatore nostro, to stesso conte Carlo Gozzi, scrisse più tardi nella prefazione di una sua fiaba: "Il Sig. Goldoni, che ha spedita da Parigi la sua Favola scenica: Il Genio buono e il Genio cattivo, la quale ebbe in Venezia moltissimo incontro, prova solo, che queste tali opere non devono esser dileggiate. Cotesta Favola, che nell’indole è differente in tutto dalle mie, e che con un giro di buona morale conducendo l’Arlecchino col mirabile in diverse Nazioni, forma d’ogni Atto un retaggio del costume e dei divertimenti di parecchie differenti Metropoli, può fermare gli spettatori, siccome ha fatto, e può animare degl’Italiani a produr dei generi, che divertano e che ammaestrino, senza deridere la passione del mirabile, che sarà sempre la regina di tutte le umane passioni" (Opere ed.e ed ined., Venezia, Zanardi, t. IV, 1802, p. 11). Nelle Memorie inutili, dopo di aver accennato al "numero grande di repliche", scrive che "la ragione dell’incontro avvenne perch’ella conteneva dell’arte teatrale, de’ caratteri piacevoli, della morale e de’ tratti filosofici", ma avverte che dalle sue proprie fiabe a quella del Goldoni correva differenza, come dall’ingegno suo a quello del commediograto veneziano, e che il "buon effetto" dei due Genii fu "puramente effimero" (ed. Venezia, Palese, 1797, vol. II, pp. 34-35. — Infatti l’"elogio affettato e caricato" del Caminer alla fiaba goldoniana gli era seccato non poco: Ragionamento ingenuo, in Opere cit., vol. I, p. 46). Ma anche la famosa compagnia di Antonio Sacchi, passata nel ’71 dal teatro di S. Samuele a quello di S. Luca, recitava a soggetto la commedia goldoniana. Nell’Appendice al Ragionamento ingenuo diceva ancora il Gozzi, non senza qualche inesattezza: "Questa Commedia di Truffaldino confuso tra il bene e il male, veduta dal Sig. Goldoni fortunata all’improvviso in ossatura, gli fece venire in pensiero di dialogarla. Ella è a stampa, ed inutile affatto per il Teatro, e l’ossatura trattata all’improvviso dalla Truppa Sacchi è ancora fertile capitale" (Opere cit., t. V, p. 37. — L’Appendice è del 1773, ma l’autore vi fece poi varie aggiunte).
Rileggiamo ora un antico manifesto teatrale, ritrovato da Corrado Ricci nell’Archivio di Stato di Bologna e pubblicato ne’ suoi Teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII (Bologna. 1888. pp. 214-5):
" Nobilissimi Signori.
" Per Sabbato li 25 del corrente Luglio.
"Sono invitati dalia Compagnia de’ Comici nel Nuovo Pubblico Teatro ad una Commedia novissima mai più rappresentata il di cui titolo è:
Il Genio buono, ed il Genio cattivo.
"Con Corallina ed Arlecchino allettati in campagna dai piaceri della Città, meravigliati dalle grandiosità di Parigi, confusi nelle delizie di Londra, pacificati in Venezia, e contenti nel Tempio della Felicità".