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IL GENIO BUONO E IL GENIO CATTIVO 145

Genio Buono. Sei ricca e magnifica!

Vanesia. Ma non sono la sola.

Genio Buono. Tu dunque vorresti essere sola nel possedimento del bene? Essere bella e spiritosa anzi che sana? Avere la libertà di vivere a capriccio, anzi che esser amata dal marito? La vita licenziosa ti coprirà di vergogna; gli anni ti renderanno deforme; lo spirito che brami è passeggiera follia, e la velenosa invidia fra mille beni ti farà infelice. Esci tu pure da questo tempio, o riforma il tuo cuore. (Vanesia resta pensosa) E tu, Polligrafo, perchè sì agitato?

Polligrafo. L’ira mi rode.

Genio Buono. Eppure sei filosofo!

Polligrafo. Ma li parti della mia filosofia o vengono proscritti, o condannati alle fiamme.

Genio Buono. Tu passi per dotto ed erudito!

Polligrafo. Ma v’è chi osa contraddirmi.

Genio Buono. Tu dunque vuol tutti sottomessi alle tue opinioni? Tu pretendi che i deliri scandalosi della tua malinconica fantasia, atti a guastare i costumi e ad inquietare la società civile, siano tollerati? L’ambizione e la corruttela sono dunque i frutti degli studi tuoi e della tua filosofia? Esci da questo tempio, o impara a regolar te stesso.

Polligrafo. Ma se le passioni mi violentano, che colpa è la mia?

Genio Buono. Filosofo alla moda! empio e protervo! Le passioni nel cuore umano sono come le vele in una nave. Se il piloto non le regola e non le fa servir all’intrapreso viaggio, ma le lascia in balìa del vento, conducono la nave errante pel vasto mare, e finalmente al naufragio fatale. (Polligrafo resta confuso)

Corallina. E di noi che sarà?

Arlecchino. La ignoranza n’ha fatto fallar.

Genio Buono. Che ignoranza! Cosa vi mancava pria che v’abbandonaste alle lusinghe del Genio Cattivo? E non v’ho io avvertiti de’ suoi inganni? Non vi mancava che il modo d’esser infelici, ed il Genio Cattivo ve l’ha dato. Quel che avevate, vi bastava; quel che vi mancava, non vi era nè necessario, nè