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136 | ATTO QUARTO |
Cadì. Lasciate il reo in libertà. (alle Guardie, le quali sciolgono Arlecchino e discendono.)
Pantalone. Animo. Vegnì zoso, vegnì a ringraziar el sior Cadì, e mi farò el mio dover col Bey. (a Corallina ed Arlecchino)
Arlecchino. Presto, andemoli a ringraziar. (vuol discendere)
Corallina. Fermati, Arlecchino, e dammi la mano, (lo prende per mano e parla forte dalla scalinata) Ringrazio il Bey, il Cadì, e il signor Pantalone. Ringrazio il cielo che ci ha salvati, che ci ha liberati. Domando scusa, se non discendo. Sono impaziente di riveder la mia patria. Mi servo ora, in compagnia di Arlecchino, di quel potere che senza di lui non curava. Addio, signor Pantalone. Venite a Bergamo, e ci rivedremo. (Batte il piede. Attacca subito la sinfonia piena con trombe e timpani. La scena si cambia in porto di mare, e la torre delle prigioni si cangia in una fortezza che difende il porto. Si vedono vari bastimenti. Arlecchino e Corallina si vedono trasportati in una nave europea, che a vele gonfie parte. Tutti attoniti e sorpresi, facendo maraviglie, partono. Escono da varie parti dei Turchi ballando, e conducendo dei1 Schiavi e delle Schiave in catene con delle Guardie. Dopo qualche piccola danza, viene una Guardia turca a parlare all’orecchio dei Turchi ballerini. Essi corrono al porto. Osservano in mare e fanno maraviglie, come se vedessero un’armata, e mostrano qualche apprensione. Mandano la Guardia alla torre, e dalla torre si fanno alcuni tiri di cannone, e si espone bandiera bianca turca. I Turchi ballerini montano in una saicca turca e vanno in mare. Intanto gli Schiavi e le Schiave in catena ballano fra di loro, custoditi da Guardie.
Torna poi la saicca turca, e sbarcano i Turchi che invitano i Veneziani armati a discendere. Discesi che sono, e bene accolti dai Turchi, fanno questi sciogliere gli Schiavi, e li presentano ai Veneziani. Segue il ballo allegro, e con questo
Fine dell’Atto Quarto.
- ↑ Così nel testo.