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130 ATTO QUARTO

avrebbe la facoltà di farlo sparire) Mo via, feme sta grazia, lassème un momento in libertà. (Se podesse doperar l’anello, no i me vederave più). (da sè) Mo via, lassème. (i Soldati non vogliono lasciarlo, ed ei freme e si sforza.)

SCENA VI.

Alì con Soldati, e detti.

Alì. Cos’è questo? che cosa è accaduto?

Moro. Questo forastiere temerario ha avuto l’ardire di entrare travestito nella moschea.

Alì. Chi sei? Perchè in quell’abito? Come e perchè ti sei introdotto? Parla, rispondi, e avverti di non mentire.

Arlecchino. Ho le parole ligade, no posso parlar. Ch’i me lassa un poco di libertà, e allora le se desligarà e dirò tutto.

Alì. Lasciatelo, e ritornate nella moschea. (ai Mori) E voi circondatelo, e badate che non vi fugga. (ai Soldati)
(I Mori arrabbiati maltrattano Arlecchino, lo lasciano con dispetto, e partono)

Arlecchino. (Adesso me la sbigno. Presto a Bergamo). (gira l’anello, e batte il piede)

Alì. Presto, dimmi chi sei. (ad Arlecchino)

Arlecchino. Sior sì, subito. (A Bergamo) (da sè, battendo il piede, e gira l' anello.)

Alì. Vuoi parlare? vuoi tu finirla?

Arlecchino. Adesso, sior, un momento per carità, (torna a girar l'anello e a batter il piede) Ah poveretto mi, l’anello no me vol ubbidir... Spirito maledetto, ti m’ha burlà... Genio malandrin, ti m’ha sassinà... (smaniando qua e là per la scena. Le Guardie credendo che voglia fuggire, lo seguono.)

Alì. O parla, o ti faccio tagliar la testa.

Arlecchino. Son desperà, no gh’è più remedio per mi. Prima ho perso quel poco de giudizio che aveva, po la muggier, po lo spirito dell’anello, e dopo tutto, la speranza. No gh’è più caso, bisogna perir. (al Cadì) La me impicca, la me impala,