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IL GENIO BUONO E IL GENIO CATTIVO 121

Arlecchino. Tu ver Gerusalemme, io verso Egitto1 (partono da due parti opposte)

SCENA XIII.

Notte.

Luogo delizioso in vicinanza di Londra, detto Faxal2, dove si mangia, si beve, si balla e si passeggia. Nel fondo si vedono quattro stanzini aperti, come i camerini di caffè in Venezia. Sono i detti stanzini illuminati di dentro, e in due di essi vi sono uomini e donne alle rispettive tavole, mangiando e bevendo. Tutto il Faxal è illuminato con fanali. Uomini e Donne che passeggiano, e vanno e vengono; poi

I quattro Inglesi e le due Donne delle prime scene di quest’atto e vari Garzoni che servono.

I quattro Inglesi, tenendo sotto il braccio le Donne, vengono con quell’allegria che può comportare la società del paese, domandano Ponch, birra, pane, butirro ed entrano a tre, a tre, ed occupano gli altri due stanzini. Garzoni portano nei due stanzini tutto quello ch’è stato domandato. Tutti siedono, e mangiano, e bevono colla medesima giovialità.

SCENA XIV.

Arlecchino tenendo sotto il braccio una Donna all’inglese, che sarà
una ballerina, affettando anch’egli con caricatura l'allegria
composta degli Inglesi, dice alla Donna

Arlecchino. Disè, parlè, comandè, cossa voleu?

Donna. Ballare.

Arlecchino. Sonadori, sonè. (si mette in figura colla Donna, mentre i Suonatori accordano gli strumenti.)

  1. "Io a Gerusalem, tu verso Egitto": Tasso. Ger. Lib., c. II, str. 94.
  2. Così il testo, in vece di Vauxhall.