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GLI AMORI DI ZELINDA E LINDORO 81

Lindoro. Ha ragione ed ha fatto bene a riceverli. (a Fabrizio)

Fabrizio. (Tento tutte le vie per guadagnare un poco di confidenza), (da sè)

Zelinda. E aveste l’ardire d’offrirmi questo danaro, come un effetto della vostra liberalità?

Fabrizio. Finalmente non è poi sì gran cosa di fare per conto mio...

Zelinda. No, non siete capace d’un’azion generosa.

Fabrizio. Voi mi trattate male fuor di proposito.

Zelinda. Un’anima bassa che ha avuto cuore di esporci al rossore ed alla miseria, non può concepire nè pietà, nè rimorso.

Lindoro. Mi pareva impossibile che foste capace d’una buona azione.

Fabrizio. Voi mi offendete, e per confondervi, vi dico, e vi sosterrò, che il signor don Roberto non ne sa niente, e che sono io che vi ho regalato i quattro zecchini.

Zelinda. Quando è così, tenete la vostra borsa. (getta la borsa a’ piedi di Fabrizio)

Lindoro. (Zelinda ha parlato troppo). (da sè)

Fabrizio. La vostra superbia, la vostra ingratitudine, vi ridurrà all’estrema miseria. (a Zelinda)

Zelinda. No, grazie al cielo, non sono nè superba, nè ingrata. Ma vi conosco, so il motivo che vi anima e che vi sprona, e mi vergognerei di ricevere alcun soccorso da un uomo col dubbio ch’egli potesse formare qualche disegno sopra di me.

Fabrizio. Ma io non ho disegno veruno.

Zelinda. Basta così, non m’inquietate, vi supplico, d’avvantaggio.

Fabrizio. Restate dunque nella vostra miseria. Nutritevi di sì bell’eroismo, ed aspettate che un’altra mano vi porti que’ soccorsi che non meritate. Per me mi fate più ira che compassione. Non ho mai più veduto persone di tal carattere, indocile, orgoglioso, ostinato. Vi pentirete, e vi ricorderete di me. (va per partire, e lascia la borsa)

Zelinda. Non mi pentirò mai d’aver deluso l’inganno.