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GLI AMORI DI ZELINDA E LINDORO 59

SCENA XVI.

Barbara, por don Flaminio.

Barbara. Veramente tener in casa due giovani di questa sorte è una cosa un poco pericolosa. Bisognerà che mi disfaccia di un di loro. Ma tutti due mi paiono si propri e civili... Se potessi assicurarmi della loro buona condotta... Farmi di sentir qualcheduno. Chi è di là? (verso la scena)

Flaminio. Scusate, signora: non ho trovato nessuno in sala.

Barbara. Serva umilissima. La porta adunque era aperta?

Flaminio. Sì, certamente.

Barbara. Che cosa ha ella da comandarmi?

Flaminio. Signora, io ho avuto l’onore di vedervi più d’una volta a qualche Accademia.

Barbara. Sì certo, mi sovviene benissimo di aver avuto questa fortuna.

Flaminio. Sono ammiratore del vostro merito e della vostra virtù.

Barbara. Ella mi onora per effetto di gentilezza.

Flaminio. E mi son presa la libertà di venirvi ad assicurare della mia stima e del mio rispetto.

Barbara. Sono sensibile alla di lei bontà. Favorisca di accomodarsi.

Flaminio. Voi siete ben alloggiata.

Barbara. Signore, non è una gran casa, ma per me è bastante.

Flaminio. Voi siete turinese1 non è egli vero?

Barbara. Sì, signore, per obbedirla.

Flaminio. E mi fu detto che la vostra famiglia...

Barbara. Di grazia, vi supplico, non mi parlate della mia famiglia. Vorrei potermene dimenticar affatto, se non fossi obbligata a pensar sovente a mio padre.

Flaminio. In fatti è dura cosa il doversi adattar ad uno stato che non conviene alla propria nascita. Ma il decoro e l’onestà con cui solete condurvi...

Barbara. Oh in questo poi non tradirò l’esser mio.

  1. Così nel testo.