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52 ATTO SECONDO

SCENA X.

Camera in casa della cantatrice, con spinetta e clavicembalo.

Lindoro solo.

Sono inquieto per la mia Zelinda. Non so s’ella avrà trovato la rivenditrice. Non la vedo ancora a venire. Ma che dirà la povera figlia, quando saprà che il baule non è più in mio potere? Sa il cielo quanto vi vorrà per riaverlo, e ch’ella non sia obbligata a rientrare... Ma no, a costo di perder tutto ella non rientrerà in quella casa, ella non mi darà più il dispiacere di vederla fra miei nemici. Soffro io per lei una condizione indegna di me, soffrirà ell’ancora egualmente finchè la sorte si cangi, finchè mio padre s’acquieti, e mi permetta di essere seco lei fortunato. Ma ecco la mia padrona.

SCENA XI.

Barbara e detto.

Barbara. Tirate innanzi, Lindoro, quella spinetta.

Lindoro. Sì, signora, subito. (eseguisce, ma con istento)

Barbara. Una sedia.

Lindoro. Eccola. (accosta una sedia alla spinetta, e sospira)

Barbara. Sapete fare il cioccolato?

Lindoro. Passabilmente; mi proverò.

Barbara. Dite la verità. Voi non siete molto avvezzo a servire.

Lindoro. Spero che non avrete a dolervi di me.

Barbara. Son sicurissima della vostra buona volontà, mi parete un giovine ben disposto, ma capisco dal poco che avete fatto finora, che non è questo il vostro mestiere.

Lindoro. Veramente nella casa da dove ora sono escito, io serviva per segretario.

Barbara. E perchè adattarvi ora ad un servigio inferiore?

Lindoro. Voi mi proverete, signora, e spero che non sarete di me malcontenta.