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GLI AMORI DI ZELINDA E LINDORO 47

Flaminio. Giuro al cielo!... (Ma no, conviene per ora moderare la collera.) (da sè)

Lindoro. Prendete su quel baule. (al facchino)

Facchino. Lo prendo, o non lo prendo? (a don Flaminio)

Flaminio. Basta, basta... prendetelo, portatelo, non mi oppongo.

Facchino. Aiutatemi, se l’ho da rimettere in spalla. (a Lindoro)

Lindoro. (Misero me! a qual condizione son io ridotto!) (dà la mano al baule, e lo rimette in spalla al facchino)

Flaminio. (E’ meglio ch’io li lasci fare, ch’io li seguiti di lontano, e che mi assicuri s’egli lo porti in casa della cantatrice, dove mi dicono ch’ei sia ricovrato).

Lindoro. Andiamo. (al facchino, incamminandosi)

Facchino. In nome del cielo!

SCENA VI.

Don Roberto ed i suddetti.

Roberto. Alto là, alto là. (arresta il facchino)

Facchino. Cosa c’è di nuovo?

Roberto. Dove vai con quel baule?

Facchino. Domandatelo a quel galantuomo. (accennando Lindoro)

Roberto. Dov’è Zelinda? (a Lindoro)

Lindoro. Non lo so, signore. Me l’ha domandato ancora il signor don Flaminio.

Roberto. Disgraziato! Persisti ancora a disobbedirmi? (a don Flaminio)

Flaminio. Ma io vi assicuro...

Roberto. Voglio sapere dov’è Zelinda. (a Lindoro)

Lindoro. E’ inutile che a me voi lo domandiate.

Facchino. (Lo torno a gettar per terra.) (da sè)

Roberto. Troverò io la via di saperlo. Amico, voi mi conoscete; voi avete preso quel baule in casa mia; venite con me, e riportatelo ov’era prima.

Facchino. Mi pagherete?

Roberto. Vi pagherò.