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44 | ATTO SECONDO |
signora del suo paese. Ell’avea bisogno d’un cameriere1. Ho avuto qualche ripugnanza dapprima, ma poi pensando ch’io non poteva senza un appoggio sussistere, veggendo la difficoltà di potermi impiegare onorevolmente, temendo di non più rivedervi, ho accettato il partito, e mi sono accomodato per cameriere.
Zelinda. Povero il mio Lindoro! E tutto questo per me!
Lindoro. Che non farei, mia cara, per voi?
Zelinda. E come dite voi che la fortuna ci potrebbe aiutare?
Lindoro. La mia padrona ha bisogno ancor d’una cameriera... Se vi riuscisse di entrarvi!...
Zelinda. Volesse il cielo! Ma in qual maniera poss’io condurmi?
Lindoro. Vi dirò. Ho sentito dire ch’ella si è raccomandata per questo a certa donna che chiamasi la Cecchina, che fa la rivenditrice, ed abita vicino al luogo che si chiama il Bissone. Informatevi di lei, cercatela, parlatele, fatevi proporre; e son certo, che se la signora Barbara vi vede, vi prende subito al suo servigio.
Zelinda. Si chiama la signora Barbara la vostra padrona?
Lindoro. Sì, questo è il suo nome.
Zelinda. E la sua condizione?
Lindoro. Il giovane suo paesano mi assicura ch’ella è la figlia unica di un negoziante di Torino, che per disgrazia ha fallito; ma trovandosi ella in necessità come noi, si approfitta della musica che ha appresa per passatempo, ed esercita la professione della cantatrice.
Zelinda. Io non disapprovo il mestiere, quando onestamente sia esercitato; ma assicuriamoci bene...
Lindoro. Giannino mi ha prevenuto, ch’ella è la più saggia e la più onesta giovine di questo mondo.
Zelinda. Quand’è così, non avrò alcuna difficoltà di propormi.
Lindoro. Oh bella cosa sarebbe che ci trovassimo nuovamente insieme!
- ↑ Ed. Zatta: camariere. Ma poi stampa cameriere e cameriera.