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LA BURLA RETROCESSA 357

Pandolfo. Sì, da voi.

Placida. Cenerete da noi? (a Costanza, con allegria)

Costanza. Sì, e mi aspetto che ci burliate anche questa sera.

Placida. Oh cosa dice mai! sono troppo sensibile a quest’onore. Mio marito dunque vi ha invitato a cena da noi?

Pandolfo. Sì, mi ha scritto un viglietto, mi ha pregato a venire con mia figliuola, ed io benchè la sera non sia solito star fuori di casa, son venuto, acciò non creda che me ne abbia avuto per male questa mattina.

Placida. Voi siete la stessa bontà. Ecco la prima cosa ben fatta da mio marito.

Pandolfo. Mi dispiace solamente la doppia spesa che dovrà fare. Ha fatto la spesa del pranzo. Ora si carica anche della cena.

Placida. Come, signore! lo sapete anche voi che mio manto ha dato pranzo?

Pandolfo. Oh bella! in casa sua chi ha da dar pranzo, se non è dato da lui?

Placida. (Ah indegno! e me lo voleva nascondere!) (da sè) E sapete chi fossero i commensali? (a Pandolfo)

Pandolfo. Sì, vi era il signor Agapito. E vi era...

Placida. Vi era Agapito?

Pandolfo. Vi era certo, e vi era... Non mi ricordo bene.

Costanza. Il signor Celio1, il signor Leandro...

Placida. Bravi, pulito. Tutta gente che viene a mangiare le coste a mio marito, e poi si burleranno di lui. Son certa che da tutti quelli che oggi hanno qui pranzato, non c’è da sperare un bicchier d’acqua, se se ne avesse bisogno.

Pandolfo. Da tutti?

Placida. Oh da tutti. Io non eccettuo nessuno.

Pandolfo. Io credo che di me non vi possiate dolere.

Placida. Eh non parlo della cena: parlo del pranzo.

Pandolfo. Ed io vi parlo del pranzo.

Placida. Ma voi non c’entrate con quel del pranzo.

  1. Così nel testo, per ìsbaglio. Questo nome era certo nello scenario goldoniano invece di Roberto, poichè ricorre anche io altri scenari goldoniani scritti in Francia.