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344 | ATTO QUARTO |
Placida. Voleva andare dal signor Pandolfo. E qualche giorno ch’io non vedo la signora Costanza, ed ho tante obbligazioni con quella casa, che è giusto che di quando in quando mi lasci almeno vedere.
Gottardo. Bene, vi anderete domani.
Placida. E perchè domani, e non oggi?
Gottardo. Perchè ho piacere che vi andiate piuttosto domani.
Placida. Ecco qui, vuol tutto a suo modo. Ed io domani ho da far piucchè oggi, e non ci anderò.
Gottardo. Eh sì, ci anderete.
Placida. No, non ci anderò.
Gottardo. Per farmi piacere, so che ci anderete.
Placida. Ho d’andarvi per far piacere a voi, e non posso aver io la soddisfazione di farlo quando piacerebbe a me? Questo vuol dire che siete uno spinto di contraddizione.
Gottardo. Ma no, non è vero. Voi prendete sempre le cose a rovescio. Vi dirò la mia ragione. Se andate oggi, voi non troverete a casa il signor Pandolfo, ed a me preme che lo troviate, e domattina lo troverete, e voglio che gli facciate per me un complimento di scusa.
Placida. Quale scusa? Che cosa gli avete fatto per domandargli scusa?
Gottardo. Vi dirò, ma non andate in collera, se è possibile. Questa mattina, dopo che siete partita per andare da vostra madre, è venuto quel drittone di Agapito, e mi ha detto che il signor Pandolfo e la signora Costanza volevano oggi farci l’improvvisata di venire a pranzo da noi. Io gli ho detto che era impegnato a andar a pranzo fuori di casa...
Placida. Ed avete avuto la villania di ricusar l’onore che volevano farci il signor Pandolfo e la signora Costanza?
Gottardo. Ma voi sapete ch’io era impegnato.
Placida. E perchè non avete mandato ad avvertirmi che sarei venuta io?
Gottardo. E volevate riceverli voi senza di me?
Placida. E vi pare una bell’azione verso una persona che ci protegge e ci fa del bene?