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LE INQUIETUDINI DI ZELINDA | 277 |
donna Eleonora rinunzierà1 al benefizio del testamento rispetto agli alimenti, alla casa, alla servitù, ed ai venti scudi al mese di che si trova incaricato l’erede. Ed il signor don Flaminio in ricompensa di ciò promette ecc. spontaneamente ecc. a titolo di ricognizione, pagar per una volta tanto alla signora donna Eleonora, oltre la sua dote, la somma di dieci mila scudi in danaro contante.
Avvocato. Cosa dicono? Sono di ciò contenti?
Flaminio. Per me contentissimo.
Avvocato. E la signora donna Eleonora?
Eleonora. Cosa dice il signor Pandolfo?
Filiberto. Io credo, che chi ha un poco di ragione in capo...
Pandolfo. Perdoni, signore; ella ci vorrebbe trovare delle difficoltà, ed io dico che la proposizione è onesta, e l’accomodamento non può essere più avvantaggioso. (verso don Filiberto)
Filiberto. Io non ho mai sognato di dire diversamente.
Eleonora. Dieci mila scudi? Non mi scontento.
Avvocato. Leggiamo l’articolo che risguarda2 il signor Lindoro e la moglie. Lindoro. Ma se non vi è Zelinda...
Avvocato. Quando verrà, lo rileggeremo. Favorisca, (al Notaio)
Notaro. Secondo. Il signor Lìndoro, per nome suo e della signora Zelinda sua moglie, rinunzierà al benefizio della sostituzione all’eredità del fu signor don Roberto, in caso che il signor don Flaminio si maritasse contro la mente del testatore, ed il signor don Flaminio, in ricompensa di tale rinunzia fatta in di lui avvantaggio, promette ecc. spontaneamente ecc. pagar a titolo di ricognizione ai suddetti jugali la somma di quindici mila scudi in danaro contante.
Avvocato. Cosa dicono lor signori? (a don Flaminio e Lindoro)
Flaminio. Per me l’approvo, e ne son contento.
Avvocato. E voi, signore? (a Lindoro)
Lindoro. Non ho niente in contrario, ma vorrei che ci fosse Zelinda.