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276 | ATTO TERZO |
Eleonora. (Sentiremo quel che dirà il nostro procuratore). (a don Filiberto e siedono)
Flaminio. (Amico, siete stato dalla signora Barbara? (all’Avvocato)
Avvocato. (Sì, non sapete niente? Vi darò due nuove bellissime. L’una si è ch’è arrivato suo padre...)
Flaminio. (È arrivato? Ne ho piacere grandissimo).
Avvocato. (L’altra che l’ho trovata savia, sincera, onorata e degna di voi).
Flaminio. (Non ve lo diceva io ch’era tale?) (con allegria)
SCENA XVI.
Lindoro e detti.
Lindoro. Servitor umilissimo di lor signori. (tutti lo salutano)
Avvocato. Dov’è la signora vostra consorte?
Lindoro. Non è qui Zelinda?
Avvocato. Non si è ancora veduta.
Lindoro. Credeva vi dovesse essere prima di me. Non dovrebbe tardar a venire.
Avvocato. Frattanto, per non perder tempo, leggeremo la sostanza dell’aggiustamento, per sentire se il signor Pandolfo ha qualche cosa in contrario.
Pandolfo. Per me, lo sentirò volentieri, e vi prometto di contribuirvi, quando i miei clienti non sieno lesi. (voltandosi verso donna Eleonora)
Flaminio. (Non temete ch’ei vi trovi difficoltà). (piano all’Avvocato)
Avvocato. (Avete messo in pratica la spargirica che v’ho suggerita?) (a don Flaminio)
Flaminio. (Sì, ed è riuscita benissimo). (all’Avvocato)
Avvocato. (Conosco gli uomini, non poteva mancare). Signor notaro, favorisca di legger solamente gli articoli. Poi si farà la lettura intiera quando vi sarà la signora Zelinda, e che saranno per sottoscrivere. (tutti siedono)
Notaro. Ecco la base dell’aggiustamento. Primo. La signora