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268 ATTO TERZO


amicizia. Non aveva l’onor di conoscervi. Ora son persuaso, e sono per voi, e farò tutto per voi. Spero che sarete sposa di don Flaminio. Farò valere il progetto che voi sapete. Andrà egli al possesso della sua eredità. Sarete felici, sarete contenti, e mi consolo con voi, e me ne consolo di cuore. (parte)

SCENA VII.

Barbara e Costanzo.

Barbara. Lodato il cielo. Ha conosciuto il torto che mi faceva. Spero bene, son contentissima.

Costanzo. Come vanno gli affari? Vi sono delle difficoltà? Raccontatemi.

Barbara. Andiamo, andiamo, vi racconterò. Voi avrete bisogno di riposarvi.

Costanzo. Andiamo. (s’incamminano)

SCENA VIII.

Tognina, Fabrizio, Lindoro e detti.

Tognina. (Conducendosi per mano Fabrizio e Lindoro, facendoli camminar forte e con allegria) Venite qui, venite qui, consoliamoci ancor noi. (a Fabrizio e Lindoro, tirandoli quasi per forza) Ben venuto, ben arrivato. Ce ne consoliamo infinitamente. (a Costanzo, che si Volta a Barbara)

Costanzo. Chi è questa giovane?

Barbara. È la mia cameriera, signore.

Tognina. Signor sì; e questi dev’esser mio marito, e quest’altro è il segretario, e si può dire l’amico dello sposo della padrona. (lo tiene per la mano)

Fabrizio. Per servirla. (si libera dalla mano di Tognina)

Lindoro. Per obbedirla. (vorrebbe liberarsi dalla mano di Tognina, ma ella lo tiene forte.)

Costanzo. Vi ringrazio del buon amore ch’avete per me, e per mia figlia. (a tutti due) Vi prego riverire per me il signor don