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LE INQUIETUDINI DI ZELINDA 265

Barbara. Voi parlate così perchè non mi conoscete, credete che una giovane che ha calcato le scene, non sia capace di nobili sentimenti? Siete in errore, se così pensate. Il teatro non cambia il cuore, colei ch’è mal onesta in pubblico, sarebbe tale in privato, e chi ha prudenza in casa, vive prudentemente per tutto.

Avvocato. In verità, voi avete de’ sentimenti che mi sorprendono, che m’incantano. Se siete obbligata a distaccarvi da don Flaminio, voglio aver io l’onore di servirvi.

Barbara. Vi ringrazio infinitamente. (ironico)1 Se non ho la fortuna d’essere sposa di don Flaminio, per me non vuò più sapere nè di teatri, nè di servitù, nè di protezione.

Avvocato. (Vorrei pur vedere di trovar qualche ragione per dissuader don Flaminio, ma finora non ce la trovo). (da sè)

Barbara. Le disgrazie della mia casa mi hanno obbligato a sacrificarmi finora. Vedo che sono assai sfortunata. Basta così, non ne vuò saper altro. Il cielo mi provvedere per qualch’altra strada.

Avvocato. (Il suo modo di pensare ha il suo merito: se dice la verità). (da sè) Dicono che siete nata assai civilmente.

Barbara. Così è pur troppo, ed arrossisco della risoluzione ch’ho presa.

Avvocato. Dunque condannate anche voi il teatro.

Barbara. Non lo condanno per quel che è, ma per la prevenzione in contrario.

Avvocato. Bravissima. In caso di bisogno non avrete difficoltà a provare la vostra nascita.

Barbara. Ecco una lettera di mio padre, con dentro i documenti della mia famiglia. (mostra de' fogli)

Avvocato. Tutto va bene, sono carte, sono sottoscritte, ma...

Barbara. Ci avreste ancora delle difficoltà?

Avvocato. In materia de’ matrimoni, bisogna verificar la persona.

Barbara. Non vi capisco.

Avvocato. Avete voi delle persone che vi conoscano?

  1. Così il testo.