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260 | ATTO SECONDO |
pito, sono a segno, ho capito ogni cosa. Scherza, giubila,1 ride, mette in ridicolo la mia passione. Mi carica di finezze affettate, di tenerezze studiate, e conclude che va dove vuole, e ch’io vada dove mi pare. Era questo il tempo di lasciarmi qui nell’afflizione in cui sono? Fingere di vedermi rasserenata, e di partire contento? Ho capito tutto. Va a rivedere la cameriera... A me, a me. Tempo, testa, e condotta. Se me n’accorgo, se vengo in chiaro della verità... Il mio partito è preso, e la mia risoluzione è fissata. (parte)
Fine dell’Atto Secondo.
- ↑ Ed. Zatta: giubbila.