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LE INQUIETUDINI DI ZELINDA 249


questa lettera. Ella gli ha dato parte della buona occasione ch’ha trovato di maritarsi, e il padre se ne consola, e le promette di venir qui a ritrovarla, e quanto prima sarà egli stesso in Pavia.

Avvocato. Tutto questo andrebbe bene, se fosse vero; ma scusatemi, non sono ancor persuaso. L’amore fa creder tutto, e vi potreste facilmente ingannare.

Flaminio. Per quel ch’io sento, avete molto poca fede alle donne.

Avvocato. Veramente non ho gran motivo di riportarmi alla loro sincerità.

Flaminio. Siete stato qualche volta burlato?

Avvocato. Qualche volta?

Flaminio. Siete stato burlato sempre?

Avvocato. Per mia fortuna, le ho trovate tutte compagne.

Flaminio. Ma la mia, v’assicuro...

Avvocato. Oh la vostra sarà la fenice, l’oracolo, la meraviglia del mondo. Tutti quelli ch’amano come voi, credono come voi.

Flaminio. Ma perchè volete mettermi in diffidenza? che piacere avete di tormentarmi?

Avvocato. Io tormentarvi? Sapete quanto vi sono amico; bramo che siate contento, ma non vorrei che foste ingannato. Ditemi un poco, potrei vederla io questa vostra signora? potrei parlar con lei?

Flaminio. Amico...

Avvocato. Mi fareste il torto di dubitare di me?

Flaminio. Non dico, ma... vi conosco.

Avvocato. In verità, voi m’offendete se pensate così. Confesso che piace anche a me divertirmi. Ma quando si tratta di servir un amico...

Flaminio. E per qual causa vorreste andare da lei?

Avvocato. Niente per altro che per iscoprire terreno. Per rilevare con quella pratica ch’ho del mondo, e spogliato della passione che forse v’accieca, s’ella è sincera, e se vi potete fidar di lei.