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LE INQUIETUDINI DI ZELINDA 235

Zelinda. E sopra tutto a mio marito.

Fabrizio. E sopra tutto a Lindoro.

Zelinda. Parola d’onore.

Fabrizio. Parola d’onore. (Che diamine sarà mai?) (da sè)

Zelinda. Sappiate dunque, mio caro Fabrizio, che il mio dolore, la mia afflizione proviene dal poco amore di mio marito. Ah! il mio marito non mi ama più. Ne son certa, ne son sicura, e senza l’amore di mio marito, non sento il bene, non curo la mia fortuna, e sarò sempre infelice. (con afflizione)

Fabrizio. Qual motivo avete di credere che Lindoro non v’ami più?

Zelinda. Contentatevi ch’io ne sono sicura, ch’io ne ho delle prove evidenti.

Fabrizio. Zelinda, voi v’ingannate sicuramente. Non è possibile che Lindoro v’abbia perduto l’amore, anzi mi pare aumentata la sua tenerezza per voi.

Zelinda. Non è vero. Il suo amore è scemato, e posso dire svanito. Mi guarda ora con indifferenza; ha ancora qualche amicizia per me, ma ben tosto m’aspetto che degeneri l’indifferenza in disprezzo, e l’amicizia sforzata in un vero odio mortale.

Fabrizio. Voi mi dite delle cose che mi fanno tremare, inorridire, maravigliare. Ma vi supplico, vi scongiuro, ditemi qualche cosa di positivo che vaglia a farmi credere quel che dite.

Zelinda. Ve lo dirò. Ma ricordatevi l’impegno d’onore.

Fabrizio. Non temete. Son galantuomo, lo manterrò.

Zelinda. Sentite, e giudicate se penso male.

Fabrizio. Dite, dite. (Ho un’estrema curiosità). (da sè, e s’accosta bene a Zelinda)

SCENA III.

Lindoro e detti.

Lindoro. (Entra, vede li due, e si ferma.)

Zelinda. Sappiate adunque che mio marito... Ma oh cieli! Eccolo qui per l’appunto. (piano a Fabrizio)