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214 | ATTO PRIMO |
SCENA IV.
Don Filiberto, Pandolfo e detti.
Pandolfo. Faccio umilissima riverenza alla signora donna Eleonora.
Eleonora. Serva, signor Pandolfo. Si accomodi. Riverisco il signor don Filiberto.
Filiberto. Il mio rispetto. (a donna Eleonora, inchinandosi) Servitor umilissimo, signor don Flaminio.
Flaminio. Servitor suo. (bruscamente)
Pandolfo. Umilissima riverenza... (a don Flaminio)
Flaminio. La riverisco. (bruscamente)
Eleonora. (Eh, eh). (ridendo un poco di don Flaminio) Sedete, sedete. (a don Filiberto e Pandolfo)
Filiberto. (Io non so che cos’abbia con me). (piano a donna Eleonora, e siede alla sua dritta, sulla prima sedia.)
Eleonora. (Niente, niente, non gli badate), (piano a don Filiberto)
Pandolfo. (Il signor don Flaminio ha paura di me. Mi conosce. Sa quanto vaglio. Lo compatisco). (piano a donna Eleonora, e le siede accanto alla sinistra)
Flaminio. (Viene all’apertura del testamento coll’amante da un canto e col procuratore dall’altro! È una comparsa veramente degna di lei). (da se)
Eleonora. (Badate bene alla lettura del testamento. Mi raccomando a voi). (piano a Pandolfo)
Pandolfo. (Non dubiti, non ci pensi. Si fidi di me, e si lasci servire). (piano a donna Eleonora)
Filiberto. (Spero che non vi saranno difficoltà). (piano a donna Eleonora)
Fabrizio. (La signora donna Eleonora si è provveduta di un buon procuratore. Il primo imbroglione del foro). (da sè, e parte)
Flaminio. Signor don Filiberto, stupisco che vi siate dato l’incomodo di venir da noi in un giorno in cui non si tratta che di affari di famiglia. (ironico)
Eleonora. (È veramente grazioso). (da sè, fremendo)