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LE INQUIETUDINI DI ZELINDA | 211 |
Fabrizio. Scusatemi, Lindoro. Scusate la confidenza con cui vi parlo. Avete delle grandi obbligazioni alla vostra sposa.
Lindoro. È vero; ho sagrificato qualche cosa per lei, ho abbandonato per lei casa mia, ho disgustato mio padre, ma grazie al cielo, mi ha perdonato, e il bene ch’ho, e che posso avere per cagion di Zelinda, sorpassa di molto quei ch’io poteva sperar dalla mia famiglia.
Fabrizio. E poi una consorte sì buona, sì saggia, sì paziente, sì tollerante....
Lindoro. È verissimo. Ha sofferto tanto per causa mia, che ho rossore nel ricordarmelo.
Fabrizio. Caro amico, l’avete ben fatta piangere e sospirare.
Lindoro. Non mi dite altro, che già ne sono estremamente confuso.
Fabrizio. Dite la verità. Vi siete veramente cangiato? Siete più geloso di lei?
Lindoro. No, non lo sono più, e non lo sarò più. Qualche volta il diavolo vorrebbe ancora tentarmi, faccio qualche volta dei sforzi. Ma non lo deggio essere, e non lo sarò più.
Fabrizio. Farete bene, se farete così. Zelinda non merita d’essere tormentata. E poi la gelosia tormenta quei che la provano. Oh v’assicuro che se io mi marito, non sarò geloso.
Lindoro. Avete voi intenzione di maritarvi?
Fabrizio. Non so: se avessi il modo.... se il padrone nel suo testamento si fosse ricordato di me.... Vi dirò.... vi farò una confidenza. Se posso, mi marito senz’altro; e voi conoscete la giovane ch’ho intenzione di prendere.
Lindoro. La conosco? E chi è?
Fabrizio. Tognina; la cameriera della signora Barbara.
Lindoro. E come avete fatto a innamorarvi di lei?
Fabrizio. Sapete che dopo la morte del signor don Roberto, il signor don Flaminio ha mandato a monte il trattato della vedova, e si è dichiarato pubblicamente di voler sposare la signora Barbara....
Lindoro. È vero, e me ne dispiace infinitamente, poichè il signor don Roberto dopo che ha saputo l’amor del figlio per