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linda] recitò con una sicurezza, un calore e una varietà d’atteggiamenti veramente ammirevoli. Il co. Eman. Castelbarco e la contessa Lina Castelbarco furono un don Roberto e una donna Eleonora comicamente gustosi e li co. Gius. Visconti di Modrone rivisse con effetto le smanie, le ire e i sospetti di Lindoro. Bene fecero pure tutti gli altri: la marchesa Javotte Bocconi Villahermosa, la march. Anna Villahermosa, e i signori Orazio Sanjust, Luigi Ricordi, Innoc. Pini e Giusto Stefani. - Così il lavoro goldoniano, sì fresco e vivo e divertente, fu assai gustato e gli interpreti ebbero applausi interminabili ad ogni fine d atto ").

1911 Roma, teatro Metastasio, comp. drammatica del teatro Minimo (Giornale d’Italia, 21, 22, 28 febbraio).

1922 14-16 febbraio Torino, teatro Alfieri, comp. dramm. Emma Gramatica. Della prima serata, in onore dell’attore Corrado Racca, così parlò Domenico Lanza nella Gazzetta del Popolo (15 febbraio); "Questa pagina dove G. nella sua più matura età ha profuso tanta parte della sua comicità inesauribile, della sua vivacità, della sua fantasia inventiva ebbe ieri sera nella sala dell’Alfieri accoglienze festose e clamorose di applausi". Le gelosie di Lindoro hanno ancora "in sè una forza mirabile. Gli uditori di ieri sera, avvezzi a così diformi generi moderni di teatro comico, l’hanno seguita con attenzione, con una simpatia, con un gradimento che non ebbe momenti di stanchezza, di attenuazione, di peso. L’interpretazione, ancorchè non tutta buona e lodevole, ha contribuito ne’ suoi elementi maggiori a rendere più felice, più attraente, più festeggiato questo ritorno della vecchia e cara commedia goldoniana. A tratti, a tratti, quando Goldoni improvvisamente, con la semplicità sovrana che deriva soltanto dalla realtà e dalla umanità, crea dal nulla, da particolari insignificanti, i motivi della rinnovantesi gelosia di Lindoro, e la reazione di Zelinda, la sala del teatro si animò di risate sonore, profonde, sincere... Emma Gramatica è Zelinda, Corrado Racca Lindoro. I due interpreti hanno sostenuto con amore, con slancio, con buon effetto le loro parti. Zelinda ha talora nella voce della G. un’intonazione un po’ uniforme, aspra e lacrimosa, ma che anima di interprete sottile, abile, ricca di particolari trova nondimeno nella intelligente attrice!... Il Simoneschi nella parte del vecchio Roberto, la Merighi in quella della servetta Tognina apparvero le più notevoli tra le figure di sfondo".
 Più a lungo si diffuse gi.mi., Gigi Michelotti, nella Stampa (15 febbr.). Dopo un riassunto della commedia, osserva giustamente: "Goldoni non è Shakspeare e Lindoro non è Otello. Non è Otello, ma non soffre meno del moro e come lui è cieco e pronto ad allarmarsi e ad accendersi per un nonnulla, a prestar fede a tutto quanto può alimentare e acutizzare il suo tormento. E come lui si dibatte, smania, impreca, maledice e minaccia, e se non alza la mano su Zelinda, se non provoca una tragedia, è anche perchè non ha al fianco, come Otello, un tristo, come Jago, che l’anima gli avveleni. Lindoro è lasciato dal Goldoni, con quella sua arte sottile che lo faceva riguardoso di non oltrepassare i limiti dei generi, a combattere con le sue ombre, e nello indagare e nell’inquisire è sempre solo. Tra quanti lo circondano non vi è chi