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LA GELOSIA DI LINDORO 173

Zelinda. Credete voi ch’io voglia seguitare ad esservi amica, per farvi condurre a fine il disegno vostro colla signora Barbara?

Flaminio. È tanto amabile, e l’amo tanto...

Zelinda. Sì, è vero, ella è amabile, ma ha più giudizio di voi. Profittate de’ suoi sentimenti, e fate il vostro dovere.

Flaminio. Se mi fosse possibile, lo farei.

Zelinda. Bene dunque, senza nissun scrupolo ne parlerò al signor don Roberto.

Flaminio. No, vi supplico per amor del cielo.

Zelinda. Promettetemi d’abbandonare la cantatrice, se non volete ch’io parli.

Flaminio. E dovrò sacrificarmi a sposare una vedova ch’io detesto?

Zelinda. io non vi dico che sposiate la vedova, mi basta che non sposiate la cantatrice.

Flaminio. Se voi avete della bontà per me...

Zelinda. O datemi questa parola, o vado subito da vostro padre. (in atto di partire)

Flaminio. Non so che dire. Voi mi prendete in un punto...

SCENA XVI.

Tognina e detti, poi Lindoro da viaggio.

Tognina. Dov’è la padrona? V’è qui un giovane che la domanda. (alli due che sono in iscena)

Zelinda. È andata via, già un momento.

Lindoro. (Entra furioso) Ah v’ho sentita alla voce. V’ho trovati sul fatto, e più non servono le menzogne, i raggiri, le macchine, le imposture.

Tognina. (Cos’è questo negozio?) (da sè)

Zelinda. Ah Lindoro, se voi vi siete ingannato, questa è la volta, ve l’assicuro.

Lindoro. No, mi sono solamente ingannato quando ho creduto, quando ho prestato fede ad una perfida, ad un’indegna.

Tognina. Ehi, parlate bene in casa della mia padrona, (a Lindoro)