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164 | ATTO TERZO |
ch’ei v’ha scritto coll’inclusa per la signora Barbara, non sarebbe venuto.
Fabrizio. Io credeva così, perchè domandava alla sua bella un abboccamento concertato con me, e non vedendo questo concerto, io credeva che non venisse. Ma si vede ch’è innamorato davvero, e che l’impazienza l’ha fatto venire, e smontare alla di lei porta.
Zelinda. Eccolo precipitato.
Fabrizio. Giacchè Lindoro è in campagna, che mal sarebbe che voi andaste dalla virtuosa che vi conosce, e procuraste di parlare con don Flaminio, e che vedeste di ricondurlo per la strada del suo dovere e del suo interesse? Se non vi riuscite, non perdete niente, e avrete almeno adempito al dovere, alla gratitudine, alla cordialità.
Zelinda. E se si accrescono i sospetti contro di me?
Fabrizio. Prima di tutto, nessuno saprà dove voi andate, e poi, quand’anche si venisse a sapere, allora tutte le cose si pongono in chiaro, e voi avrete il merito d’una sì buon’azione.
Zelinda. Non so che dire. Mi dite tante buone ragioni che son forzata ad arrendermi, ed a tentare.
Fabrizio. Voi siete la più virtuosa donna di questo mondo.
Zelinda. Non vaglio niente, ma son certa di aver buon core. Sì, ho buon core per tutti, ma la sorte finor m’ha perseguitata. Voglia il cielo che sieno secondate le oneste mire della mia leale e perfetta riconoscenza. (parte)
SCENA VII.
Fabrizio solo.
Donna savia, onesta, amorosa! Donna veramente di garbo. Eh davvero, davvero non si può negare la dovuta stima alle donne: hanno dello spirito, del talento e del cuore. Ve ne sono moltissime che fanno arrossire gli uomini. Il loro sesso è adorabile per le attrattive della bellezza, e per la delicatezza dei sentimenti. (parte)