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LA GELOSIA DI LINDORO | 147 |
cetto? Mi potrei giustificar d’avvantaggio. Potrei convincere chi mi accusa, chi mi perseguita, ma non voglio farlo. La persecuzione cadrebbe allora sopra d’un altro, e sarebbe meglio fondata. La mia posso soffrirla, perchè ha da finire, perchè s’ha da scoprire la verità. Vedrete allora chi sono, si pentirà chi m’insulta, sarà convinto chi non mi crede. Amabile padron mio, sospendete, vi supplico, un giudizio che m’offende e mi disonora. Caro sposo, s’io v’amo, s’io son fedele, domandatelo al vostro cuore. Ah signora mia, meno astio, e un poco più di giustizia. (parte)
SCENA XII.
Don Roberto, donna Eleonora, Lindoro.
Roberto. Mi pare ancora impossibile ch’ella sia rea, e che possa fingere a questo segno.
Eleonora. Vi pare impossibile? Frutto dell’antica passione vostra per lei, e temo che non ne siano estirpate le radici.
Roberto. Voi siete nata per pensar male.
Lindoro. Signore, avete troppa parzialità, troppa condiscendenza per lei.
Roberto. Voi siete uno stolido... un temerario.
Eleonora. Voi preferite Zelinda a tutta la vostra famiglia. Avete più riguardo per lei che per vostra moglie medesima, e la poca pena che vi prendete di mortificare una serva, e di correggere un figlio...
Roberto. E che ardireste di dire? (sdegnato)
Eleonora. È inutile che mi spieghi. Ma se don Flaminio mi farà scomparire con questa vedova, se voi non l’obbligarete1 a sposarla... Sì, non avrò alcun riguardo a precipitarmi. (parte)
- ↑ Forma dialettale. Nelle più recenti edizioni: obbligherete.