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LE BARUFFE CHIOZZOTTE 53

Pasqua. Per cossa?

Comandadore. Mi no so altro. Ande e obbedì, pena diese ducati, se no gh’andè.

Pasqua. (Per la custion). (a Lucietta)

Lucietta. (Oh! mi no ghe voggio andare).

Pasqua. (Oh! bisognerà ben che gh’andemo).

Comandadore. Xela quella la casa de paron Vicenzo? (a Pasqua)

Pasqua. Sior sì, quella.

Comandadore. No occorr’altro. La porta xe averta, anderò de suso, (entra in casa)

SCENA V.

Pasqua, Lucietta e Titta Nane.

Pasqua. Aveu sentio, Titta Nane?

Titta Nane. Ho sentio. Quel furbazzo de Marmottina m’averà querelao. Bisogna che me vaghe a retirarea.

Pasqua. E mio mario?

Lucietta. E i me fradeli?

Pasqua. Oh poverette nu! Va là, va alla rivab, va a vede se ti li catti c, vali a avisare. Mi anderò a cercare paron Vicenzo e mio compare Dottored, anderò dalla Lustrissimae, anderò da sior Cavalieref. Poveretta mi, la mia roba, el mio orog, la mia povera cah, la mia povera ca! (parte)

SCENA VI.

Lucietta e Titta Nane.

Titta Nane. Vedeu, siora? Per causa vostra.

Lucietta. Mi? Coss’oggio fatto? Per causa mia?

  1. A mettermi in luogo sicuro.
  2. Alla riva del canale che si è veduto.
  3. Se li trovi.
  4. Il dottore, mio compare.
  5. Intende, da una gentildonna del paese, sua protettrice.
  6. Un cavaliere, suo protettore.
  7. Quasi tutte le donne di cotal genere in Chiozza hanno de’ pendenti e delle smaniglie d’oro.
  8. Casa.