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sixieme scène du dernier acte» che il Dejob racconta per mostrare l’abilità del Nostro nel differire d’un altro poco lo scioglimento (op. cit., p. 369). Plaude a questa commedia pure il Rabany in quel suo volume che ignora il Ventaglio e lesina la lode ai Rusteghi. Il Matrimonio per concorso è per lui «un veritable chef-d’oeuvre d’imbroglio comique, genre ou Goldoni était passè maitre... Les imbroglios s’accumulent; on confond les amoureux, les fiancées et les pères... Tout s’arrange enfin à la satisfaction generale et l’on applaudit à la dextérité, avec laquelle l’auteur a su emméler et dénouer cette intrigue, en conservant toujours les fils dans sa main, sans les confondre jamais». E il lavoro gli sembra notevole anche per tutto ciò che vi si dice della vita parigina, «tout ceci mèlé habilement à l’action, sans l’arréter jamais» (C. G. Le théatre et la vie en Italie pp. 235-6, 388). Con pari favore discorre il Chatfield-Taylor, accoppiando però costantemente nel suo esame il Matrimonio al Ventaglio. Così, ci sembra, toglie al capolavoro assai più che non doni all’altro. «Dir questa [Il Ventaglio] l’ultima parola della commedia dell’arte — scrive il valoroso critico americano — è ingiusto forse per il Matrimonio per concorso, commedia... che con quella ha il vanto di mostrare nella miglior luce l’abilità scenica del Goldoni, abilità, in cui gareggiano con lui solo commediografi quali Scribe e Sardou. In verità sarebbe difficile trovare una trama tessuta con maggior perizia che questa del Matrimonio per concorso, ma anche questo lavoro, come il Ventaglio, difetta di un forte carattere centrale, primo elemento d’una grande commedia. Oltracciò n’è artificioso il tono. Non un solo accento naturale si sente in questa vivace commedia d’intrigo». Mostra poi come in Francia il Goldoni fosse obbligato a tornare indietro. «Egli cercò la sua via a ritroso, come valido montanaro che combattuto dagli elementi scende a valle in attesa d’un momento più propizio per iscalare la vetta più alta. Esperto dell’arte sua, pratico de’ capricci del pubblico, dalle altezze della commedia realista torna alla commedia improvvisa e dei suoi elementi compone lavori come Il Ventaglio e il Matrimonio per concorso, l’ultima parola di quella commedia e l’ultima dell’artificio scenico, poichè nessun drammaturgo moderno costruì agili commedie con maggior abilità che non facesse il Goldoni in queste sue due. Sempre versatile, esperto, quest’artista che aveva fedelmente dipinto l’uomo si trasforma in artigiano, nel senso letterale della parola. Artigiano per forza di circostanze. Dormiva in lui l’artista, mentre adattava l’arte sua ai bisogni della Comédie Italienne, poichè Ventaglio, Matrimonio per concorso altro non sono che armature abilmente innalzate da mano maestra. Per divenire commedia pura devono esser solidamente murate dell’eterna verità che fa belle le commedie veneziane del Goldoni artista» (Goldoni, a biooraphy, New York, 1913, pp. 513-517).
Le Memorie non ricordano questa commedia. Se ne fa menzione in questi versi inviati a Giovanni Fontana, allora segretario d’Ambasciata a Parigi:
Principiato ho a mandar de’ miei lavori
A Vinegia quest’anno, e vo’ il sapete,
Voi che mi deste i stimoli maggiori.
Qual commedia mandai saper volete?
Eccola: Il Matrimonio per concorso.
Ritornate a Parigi, e la vedrete