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568 | ATTO TERZO |
Pandolfo. Signore, ella sa benissimo ch’io non le ho fatto1 veruna offesa.
Filippo. Tu afer dupitate de mia2 condizion, afer comandate3 foler saper chi mi star.
Pandolfo. Scusi, vede bene: si tratta di una mia figlia. Vossignoria4 non mi ha fatto ancora l’onore di dirmi il suo nome, il suo cognome. Gli domando mille perdoni.5
Filippo. Tartaifle.6
Pandolfo. No, no, non vada in collera. Credo tutto.
Filippo. Fol ti saper? Foler mi dir, foler mi tutto significar. Star colonella Trichtrach.7
Pandolfo. Benissimo.
Filippo. Foler feder8 patente? Te9 foler sodisfar.
Lisetta. Non serve, non serve, crediamo tutto.
Filippo. Mi foler sodisfar,10 guardar, stupir, ammirar: alfier per Ghermania, tenente per Prussia, capitan Franza,11 e colonello Inghilterra. (mostra varie patenti)
Pandolfo. Bravo. Viva il signor colonello Trichtrach.
Filippo. Afer feduto?
Pandolfo. Ho veduto. Ho ammirato. Vien gente, andiamo in camera. Parleremo con libertà.
Filippo. Sì, andar camera, dofe12 Pandolfo. Resti servita. Favorisca. (lo fa passar innanzi)
Filippo. No no13 foler; star suocero, star padre, safer mio dofer.
Pandolfo. (Che bontà, che civiltà, che cortesia! Non poteva trovare un genero migliore al mondo. Eh io? son uomo,14 ho una testa del diavolo). (entra15 in camera)
Filippo. Va bene? (a Lisetta)
Lisetta. Va bene, ma poi se vi scoprirà?
Filippo. Lasciate far a me, non temete. (va in camera16)
Lisetta. Son contenta, ma ancora tremo. (va in camera 17)
- ↑ C. s.: non gli ho fatta ecc.
- ↑ C. s.: mie.
- ↑ C. s.: domandate.
- ↑ C. s.: Vostra Signoria.
- ↑ C. s: Gli domando perdono.
- ↑ C. s.:«Tarlaifell. con sdegno».
- ↑ C. s.: colonello Trich Trach.
- ↑ C. t.: Veder.
- ↑ C. s.: Ie te.
- ↑ Nelle ed.i cit. c’è punto fermo.
- ↑ C. s.: Francia, colonello ecc.
- ↑ C. s.: dove.
- ↑ C. s.: No non.
- ↑ C. s.: Eh, io sono uomo.
- ↑ C. s.: va.
- ↑ Nelle ed.i cit. si aggiunge: di Lisetta.
- ↑ C. s.: parte.