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566 ATTO TERZO

Lisetta. ((Manco male. Filippo è pacificato, e se toma mio padre, non tarderà a venire il signor colonello). (camminando verso la sua camera.)

Fontene. Quella giovane, avete perduto un buon incontro.

Lisetta. Che vuol dire, signora mia?

Fontene. Un altro concorrente è venuto per visitarvi.

Lisetta. Credetemi, signora mia, ch’io non ho bisogno de’1concorrenti. Ho stabilito nel mio animo quello che ha da2 essere mio marito.

Fontene. Avete fatto passare dei grandi3 dispiaceri a quest’altra povera italiana4.

Lisetta. Ne ho passato5 anch’io per essa una6 buona parte: credo che possiamo esser del pari.

Fontene. Basta, tutti gl’inviluppi hanno d’avere il loro termine. Spero che quanto prima si termineranno anche questi. (entra da Doralice7)

SCENA XIII.

Lisetta, Pandolfo, poi il Servitore.

Lisetta. Se Filippo dice davvero, il mio si terminerà8 quanto prima, È vero, che se mio padre mi sposa a Filippo, credendolo un altro9, potrebbe reclamar10 contro il matrimonio, ma Filippo mi assicura che condurrà bene l’affare, ed io mi fido nell’amor suo, nella sua condotta11.

Pandolfo. L’ho cercato per tutto, e non lo ritrovo. (a Lisetta)

Lisetta. Pazienza. Mi12 dispiace infinitamente.

Pandolfo. Io mi lusingo che tornerà.

Lisetta. Se non tornasse, sarei disperata.

Pandolfo. Ma perchè l’hai tu disprezzato in una maniera così villana?

  1. C. s.: di.
  2. C. s.: nell’animo mio chi ha da ecc.
  3. C. s.: gran.
  4. C. s.: a quell’altra italiana.
  5. C. s.: passati.
  6. C. s.: la mia.
  7. C. s.: parte.
  8. C. s.: si termina.
  9. C. s.: Il colonello.
  10. C. s.: declamare.
  11. C. s.: nell’amoroso suo cuore e nella sua esperimentata bontà.
  12. C. s.: Me ne.