Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1915, XX.djvu/574

562 ATTO TERZO

Pandolfo. Guarda bene, non mi mettere in qualche altro impegno.

Lisetta. Non vi è dubbio. Fidatevi di me, e non temete.

Pandolfo. Ma dove troverò il signor colonello? In un Parigi come è possibile di1 trovarlo?

Lisetta. Cercatelo ai passeggi pubblici, al Palazzo Reale, alle Tuglierie, lo troverete senz’altro.

Pandolfo. Se avrà della premura, ritornerà.

Lisetta. No caro signor padre, fatemi questo piacere, cercatelo, procurate di trovarlo, conducetelo qui più presto che voi potete.

Pandolfo. Come ti è venuta ora dintorno una sì2 gran premura per il colonello?

Lisetta. Per dimostrarvi la rassegnazione ai vostri voleri, per secondare le vostre buone intenzioni, per darvi una testimonianza di obbedienza e rispetto.

Pandolfo. Brava la mia figliuola; son contento, così mi piace. Anderò a cercarlo ora, questa sera, domani, gli farò le vostre3 scuse, gli parlerò con maniera. Tutto anderà bene. Sarete la sposa, sarete la colonella. Godrete i frutti della buona condotta di vostro padre. (Gran testa, gran testa ch’è la mia4! (parte)

SCENA IX.

Lisetta, poi il Servitoe.

Lisetta. Oh la bella corbelleria che ho fatto, ma bisogna5 vedere di rimediarvi. Sarà difficile che mio padre trovi Filippo da colonello, si sarà forse disfatto degli abiti, e sarà irritato6 contro di me. È stato bene però, ch’io abbia mandato mio padre fuori di casa. Vuo’7 vedere se ci fosse Filippo. Ehi servitori.

Servitore. Signora.

Lisetta. Il padrone è in casa?

Servitore. C’è, e non C’è. (ridendo)

Lisetta. Come, c’è e non c’è? Non vi capisco.

  1. C. s.: come si fa a ecc.
  2. C. s.: questa.
  3. C. s.: tue.
  4. C. s.: Gran testa è la mia.
  5. C. s.: che ho fatta. Ma bisogna ecc.
  6. C. s.: Irato.
  7. C. s.: Vo.