Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1915, XX.djvu/569


IL MATRIMONIO PER CONCORSO 557

Fontene. (Scommetto ch’ella è innamorata di un altro, e che non ardisce di dirlo. Oh, una francese non avrebbe tante1 difficoltà). (da sè, entra in camera2)

Doralice. (Con lei avrò meno soggezione che con mio padre). (entra)

SCENA IV.

Anselmo, poi Pandolfo.

Anselmo. Io non so mai3 qual possa essere l’inquietezza di Doralice4. Mi verrebbe quasi il sospetto ch’ella fosse innamorata di qualcheduno. Chi sa? Potrebbe anche darsi, e potrebbe anche essere ch’ella avesse immaginato di dire che monsieur la Rose è ammogliato per mettermi in apprensione, ed obbligarmi ad abbandonare il partito. Ma per verità, non ho mai conosciuto mia figlia sì imprudente, sì maliziosa, e poi di chi può essere innamorata? In Ispagna non lo era certo, qui siamo appena arrivati. Nessuno è venuto a vederla. Se non ci fosse qualche forestiere nella locanda, ch’io non sapessi; non so che mi dire, sono pieno di pensieri, di agitazioni5. Sentirò quel che avrà potuto comprendere madame Fontene.

Pandolfo. (Esce di camera timoroso guardando intorno)6 (Ho sempre paura di vedermi assalito dal colonello).

Anselmo. (Se posso arrivare a collocarla, sarò l’uomo più contento del mondo. Converrà ch’io solleciti monsieur la Rose).

Pandolfo. Signor Anselmo, vi riverisco.

Anselmo. Buon giorno, buon giorno, messer Pandolfo. (sostenuto)

Pandolfo. Avete veduto ancora mia figlia?

Anselmo. No, non l’ho ancora veduta.

Pandolfo. Volete favorire di venirla a vedere?

Anselmo. Scusatemi, aspetto qui una persona, non mi posso partire.

  1. C. s.: tanta.
  2. C. s.: parte.
  3. C. s.: Io non saprei ecc.
  4. Nelle ed.i cit. si salta alle parole: non so che mi dire; sono pieno ecc.
  5. C. s.: e di agitazione. Basta, sentirò cosa avrà ecc.
  6. C. s.: Pand., osservando.