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IL MATRIMONIO PER CONCORSO | 555 |
lui? Ho sentito ch’egli è uno de’ vostri corrispondenti; si è intavolato qualche affare per la vostra figliuola?
Anselmo. Vi dirò, si è fatto qualche discorso, ma io non sono in grado di far mal’opera chi che sia. Se questa cosa, per esempio, vi dispiacesse....
Fontene. Oh no no; non abbiate nessuna apprensione a riguardo mio. Lo conosco, lo tratto. Egli ha dell’amicizia per me, io ho dell’amicizia per lui, ma con tutta l’indifferenza. Io sono maritata, e non crediate che si usino in Francia i serventi, come in Italia. Le donne francesi trattano molte persone, e tutte nella stessa maniera. Vanno fuori di casa ora con uno, ora con un altro, in carrozza, a piedi, come si sia; e quello che ci conduce fuori di casa, non è sempre il medesimo che ci riconduce all’albergo. Si va ai passeggi, si trovano delle persone di conoscenza, si fanno delle partite per accidente. Si va a pranzo dove si vuole. Il marito non è geloso. L’amante non incomoda: si gode la più bella libertà, la più bella allegria, la più bella pace del mondo.
Anselmo. A Parigi dunque non ci sono passioni, non ci sono amoretti.
Fontene. Perdonatemi. Tutto il mondo è paese, e l’umanità è la medesima dappertutto; ma si fa studio grande per nascondere le passioni; gli amanti sono discreti, e le donne non sono obbligate alla schiavitù.
Anselmo. Bel costume! mi piace infinitamente. Sappiate dunque, signora mia, che monsieur la Rose mi ha domandato la mia figliuola.
Fontene. Mi consolo con voi, che non potete desiderar di meglio.
Anselmo. E mi avevano detto ch’aveva moglie.
Fontene. È un uomo d’onore, incapace di un’azione villana. Vi consiglio non far ch’egli penetri questo sospetto ingiurioso. I francesi sono di buon cuore, ma delicati, puntigliosi, e subitanei all’estremo.1
- ↑ C. s.: puntigliosi all’estremo.