Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1915, XX.djvu/565


IL MATRIMONIO PER CONCORSO 553

Doralice. Parlatele; ma io non ci vorrei essere presente. Dubito di non potermi contenere.

Anselmo. Eccola qui per l’appunto.

Doralice. Mi ritirerò, vi lascierò con lei, se vi contentate. (Incontra madame Fontene, si fanno qualche complimento, e Doralice entra)

SCENA II.1

Madame Fontene, Anselmo, e poi2 Servitore di locanda.

Fontene. Signore, vorrei far recapitare3 questo viglietto. L’ora è tarda, vorrei levarvi l’incomodo, non ho nessuno che mi accompagni, e scrivo alle mie genti che mi mandino la mia carrozza4.

Anselmo. Vediamo se vi è nessuno. Ehi servitori. (prende il viglietto)

Servitore.5 Son qui, che cosa comanda?

Anselmo. Fate subito recapitar questa lettera.6 (dà la lettera al servitore)

Servitore. La vuol mandare per la picciola posta?

Fontene. Cercate un uomo che vada subito e torni presto, e quando ritorna, lo pagherò. (al servitore)

Servitore. Sarà servita7 immediatamente.8 (parte colla lettera)

Anselmo. Signora, scusate la mia curiosità, che cosa è la picciola posta?

Fontene. La cosa più bella e più comoda che possa darsi per una città grande, popolata, e piena d’affari. Girano a tutte le ore parecchi uomini, con un strumento in mano che fa dello strepito. Se si vuol mandare per la città, o nel distretto, lettere, denari, pacchetti e cose simili, si aspetta che passi, o si fa cercar nel quartiere uno di questi che si chiaman fattori, e con pochissima spesa si possono far molti affari.

Anselmo. Perchè dunque non vi siete ora servita della picciola posta?

  1. Nelle ed.i cit. è questa la prima scena del terzo atto.
  2. Ed.i cit.: poi il.
  3. C. s.: vorrei recapitare ecc.
  4. C. s.: e scrivo che mi si mandi la carrozza.
  5. C. s.: Cosa mi comanda?
  6. Nelle ed.i cit. segue: «Serv. Sarà servita ecc.». Il resto è saltato.
  7. C. s.: servito.
  8. Dopo di queste parole dice Anselmo nelle ed.i cit.: Voi certamente, madama, conoscete monsieur la Rose? ecc. Tutto l’altro è saltato.