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516 ATTO SECONDO

Pandolfo. Oh sì, signore; sono qui ancor io.

Filippo. (Lisetta, non mi conoscete?) (piano a Lisetta)

Lisetta. (Sì, birbante1, ti conosco). (piano a Filippo)

Pandolfo. Via, rispondetegli. (a Lisetta)

Filippo. Oh afer2 mi risposto anche troppo. (Non capisco, non so cosa diavolo abbia). (da sè)

Pandolfo. Che dice, signore? Le pare che mia figliuola3 sia degna de’ suoi riflessi?

Filippo. Jo restar innamorate de so pellezza4 e de so pone grazie.

Pandolfo. (Questo sarebbe il miglior partito del mondo). Se mia figliuola5 avesse la sorte di piacere al signor colonello6 in quanto a me mi chiamerei7 fortunato. (a Filippo)

Filippo. Je star pon soldate, far tutte mie cosse8 preste: star pronte spossar quande folle9.

Pandolfo. E voi che cosa10 dite, Lisetta?

Lisetta. Io dico che mi maraviglio di voi, signor padre, che abbiate sì poca prudenza di credere ad uno che non conoscete11, che si spaccia per colonello e potrebbe essere un impostore.

Filippo. (Oh povero me! cos’è questo?) (da sè)

Pandolfo. (Per una parte12) ha ragione; ma sono cose da precipitare). (mostrando il suo timore13)

Filippo. (Lisetta, dico, non mi conoscete?) (prono a Lisetta)

Lisetta. (Ti conosco, briccone). (piano a Filippo)

Filippo. (Io resto di sasso). (da sè)

Pandolfo. Signore, scusi la libertà di una donna. Si sa che il signor colonello è una persona di garbo, che darà conto di sè, che si darà da conoscere.

Filippo. Jo far ie feder quante pisogne per sicurar mie contizione.14 (Ho tutto preparato per farmi credere tale, ma costei15 mi precipita). (da sè)

  1. C. s.: barbaro.
  2. C. s.: Afer.
  3. C. s.: figlia.
  4. C. s.: Jà je stare innamorate de soe pellezze ecc.
  5. C. s.: figlia.
  6. C. s.: di piacergli.
  7. C. s.: sarei.
  8. C. s.: cose.
  9. C. s.: sposar quando fole.
  10. C. s.: E voi cosa ecc.
  11. C. s.: che non si conosce.
  12. C. s.: per verità.
  13. C. s.: con timore.
  14. C. s.: Jà, far le felere quanto pisogna.
  15. C. s.: colei.