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IL MATRIMONIO PER CONCORSO 535

Rose. (Non si può dire1 ch’ella non abbia del merito). (piano a madama Fontene.)

Fontene. (Sì, del merito!) (a monsieur la Rose, burlandosi)

Doralice. E bene, signora mia, in che cosa posso servirvi?

Fontene. Avete tanta premura d’andarvene? (la guarda sempre con attenzione) (Non vi è male2 per dirla; ma non ci sono quelle maraviglie che dicono)3. (da sè)

Doralice. S’io sapessi con chi ho l’onor di parlare, non mancherei di usare quelle attenzioni che si convengono.

Fontene. Sapete parlar francese?

Doralice. Intendo tutto, ma non parlo bene, signora.

Fontene. (Oibò, oibò, non val niente, non ha spirito, non ha talento). (monsieur la Rose)

Rose. (Perdonatemi, mi pare che parli bene nella sua lingua4, e che abbia del sentimento).

Fontene. (È un gran cattivo giudice la prevenzione). (a monsieur la Rose)

Doralice. Signori, con loro buona licenza. (vuol partire)

Fontene. Dove andate, madamigella?

Doralice. Nelle mie camere, se non avete niente da comandarmi.

Fontene. Ci verremo anche noi.

Doralice. Perdoni, io non ricevo persone che5 non conosco.

Rose. Ha ragione. Io sono la Rose, negoziante in Parigi, vostro umilissimo servitore.

Fontene. E protettore delle italiane....

Rose. E questa signora è madama....6 (vorrebbe dire il nome di madama a Doralice.)

Fontene. Là, là, se volete7 ch’ella sappia il vostro nome, siete padrone di farlo, ma non vi avete da prendere la libertà di dire8 il mio, senza mia9 permissione.

Doralice. Mi creda, signora, ch’io non ho veruna curiosità di saperlo. (con caricatura)

  1. C. s.: negare che non ecc.
  2. C. s.: Eh non vi è male ecc.
  3. Nell’ed. Zatta è stampato così: «(la guarda sempre) Non vi è male per dirla, ma (con attenzione) non ci sono quelle maraviglie che dicono».
  4. Qui finisce Rose nelle ed.i cit. e segue Font.: È un gran giudice ecc.
  5. C. s.: ch’io non conosco. Rose. Io sono ecc.
  6. C. s.: madama la...
  7. C. s.: La... la... se volete ecc.
  8. C. s.: dare.
  9. C. s.: la mia.