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IL MATRIMONIO PER CONCORSO 521

Fontene. Che importa a noi di sapere le lingue straniere? La nostra vale per tutte le altre. I nostri libri ci forniscono di ogni erudizione e di ogni piacere, e il nostro teatro francese è il primo teatro del mondo.

Rose. Sì, è vero, ma ogni nazione ha le sue bellezze....

Fontene. Eh! che bellezze trovate voi nella commedia italiana?

Rose. Io ci trovo piacere, perchè l’intendo. Voi non la potete conoscere, perchè non capite. Ecco perchè un autore italiano a Parigi non arriverà mai, scrivendo nella sua lingua, a vedere il teatro pieno. Le donne sono quelle che fanno la fortuna degli spettacoli, le donne non lo capiscono, le donne non ci vanno, gli uomini fanno la corte al bel sesso, e non restano per gl’italiani che i pochi amatori della sua lingua, alcuni curiosi per accidente, qualche autore per dirne bene, e qualche critico per dirne male.

Fontene. E bene! che cosa volete di più? La popolazione di Parigi è assai grande. Da un milione in circa di anime si può ricavare tanti amatori, tanti curiosi, tanti parziali, da fornire passabilmente un teatro.

Rose. Sentite quel che dice il Mercurio....

Fontene. Scusatemi, io non ne sono interessata, e lascio che vi godete l’elogio tutto per voi.

Rose. Benissimo, leggerò io. (Non vi è rimedio, le donne non ne vogliono saper niente). (legge piano)

Lolotte. No, madama, restiamo qui ancora un poco. Io amo questo giardino infinitamente.

Plume. Per me, la mia passione è la Tuglierie.

Lolotte. Avete ragione, quello è un giardino più grande, più delizioso e più ameno: il dopo pranzo vi è gran concorso, e ci vado anch’io volentieri, ma la mattina preferisco il Palazzo Reale, qui si vede il popolo più raccolto, più unito. Specialmente sul mezzogiorno è una delizia, è un piacere.

Plume. e che cosa dite del Lucemburgh?

Lolotte. Oh quello è il giardino dove vanno a passeggiare i filosofi, i malcontenti, i capi di famiglia, i matrimoni all’antica.