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516 | ATTO PRIMO |
Pandolfo. Ed è ora venuto a dirmi.....1 Basta, basta, ho capito.
Lisetta. Se mi amate, se avete pietà di me, sollecitate, non mi fate penar d’avvantaggio.
Pandolfo. Orsù, per farvi vedere che vi amo, voglio passar sopra alla mia parola: voglio sagrificare ogni più bella speranza, voglio concludere le vostre nozze.
Lisetta. Oh me felice, oh me contenta! Caro padre, quanto obbligo, quanta riconoscenza vi devo!
Pandolfo. Aspettatemi qui, l’amico dovrebbe essere poco lontano, andrò a vedere se lo ritrovo.
Lisetta. È in casa, signore.
Pandolfo. È in casa? Ha finto di andarsene, ed è in casa?
Lisetta. Il signore è di là2, che aspetta. Presto subito, ve lo faccio venire. (parte)
SCENA XIX.
Pandolfo, poi Lisetta e Filippo.
Pandolfo. Se costei è prevenuta, non vorrà nessuno de’ concorrenti. Il concorso è inutile3, questo è quello che mi farebbe ridicolo: orsù, è meglio ch’io mi spicci, e che la dia4 al signor Roberto.
Lisetta. Venite, venite, signor Filippo. Mio padre è contento5, non vi è altro da dubitare, e voi sarete il mio caro sposo.
Filippo. Sono penetrato dalla più grande allegrezza......
Pandolfo. Come! che novità è questa? Chi? Filippo? Un locandiere tuo sposo6? Mi maraviglio di lui, mi maraviglio di te7; ti ammazzerei piuttosto colle mie mani.
Filippo. (Che imbroglio è questo?)
Lisetta. Ma! non8 me l’avete voi accordato?
- ↑ C. s.: Ed ora venite a dirmi...
- ↑ C. s.: Sì signora, è di là che aspetta. Subito ve lo ecc.
- ↑ C. s.: Conosco essere inutile. Questo ecc.
- ↑ C. s.: Orsù, è meglio che la dia ecc.
- ↑ Le parole di Lisetta, che seguono, non si trovano nelle ed.i citate.
- ↑ Così nelle ed.i cit. Nell’ed. Zatta è stampato: Un locandiere? Tuo sposo?
- ↑ Nelle ed.i cit. c’è punto fermo.
- ↑ C. s.: Ma non ecc.