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IL MATRIMONIO PER CONCORSO 509

Roberto. Per non ingannarmi, signora. Per sapere s’io posso parlarvi liberamente.

Doralice. Su qual proposito mi volete voi ragionare?

Roberto. Compiacetevi di rispondere a ciò ch’io ho l’onore di domandarvi, e mi spiegherò senza alcun mistero.

Doralice. (Mi mette in curiosità).

Roberto. Siete voi da marito?

Doralice. Così è, sono ancor da maritare.

Roberto. Vostro padre ha egli intenzione di maritarvi a Parigi?

Doralice. Sì certo, so ch’egli lo desidera colla maggior premura del mondo, ed ha avuto la bontà di dirmi, che mi ha condotto in questa città unicamente per questo.

Roberto. (Sì, è ella sicuramente). Vostro padre, signora, è un uomo molto bizzarro.

Doralice. Lo conoscete, signore?

Roberto. Non lo conosco, ma permettetemi ch’io vi dica1 con estremo mio dispiacere, che la sua condotta mi pare assai stravagante. Voi meritate d’essere2 trattata con maggior decenza, e non vi possono mancar3 de’ buoni partiti, senza ch’egli ve li procuri per una strada sì irregolare4 che fa gran torto alla vostra condizione ed al vostro merito.

Doralice. Signore, vi domando perdono. Mio padre è un uomo saggio e prudente, e non è capace....

Roberto. Voi potete difendere vostro padre quanto volete, ma non sarà mai compatibile, che un padre faccia pubblicar cogli affissi che ha una figlia da maritare, e che i pretendenti saranno ammessi al concorso.

Doralice. Come, signore? Mio padre5 ha fatto questo?

Roberto. Così è: non lo sapete, o fingete di non saperlo?

Doralice. Non lo so, non lo credo, e potrebbe essere che v’ingannaste6.

  1. Ed.i cit.: che con estremo mio dispiacere vi dica ecc.
  2. C. s.: d’esser.
  3. C. s.: mancare di buoni ecc.
  4. C. s.: sregolata.
  5. C. s.: Come! mio padre ecc.
  6. Segue nelle ed.i cit.: «(un servitore della locanda con il bicchier d’acqua). Roberto. Eccoci l’acqua. Tenete. Doralice. Vi ringrazio di cuore. (Oh Dio! Che mi tocca a sentire!) Roberto. Tutti i segni in voi si confrontano. Siete dipinta perfettamente. Giovane, vaga ecc.».