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IL MATRIMONIO PER CONCORSO | 503 |
perchè ne parli al signor Pandolfo; mi ha promesso di farlo subito, e può essere che lo farà;1 ma voi ancora, dal canto vostro, non mancate di appoggiare colle vostre preghiere la mia domanda.
Lisetta. Sì, lo farò con tutto l’animo, con tutto il calore. Pregherò, piangerò, griderò, se occorre. So piangere e so gridare, quando bisogna2.
SCENA XIII.
Roberto e detti.
Roberto. Monsieur Filippo, vi riverisco.
Filippo. Servitor umilissimo, signor Roberto.
Lisetta. (Chi è questi?) (piano a Filippo)
Filippo. (Un italiano: non abbiate soggezione). (a Lisetta, piano) Ha qualche cosa da comandarmi? (a Roberto)
Roberto. Vi dirò, caro amico, ho veduto nei piccioli affissi una certa novità che mi ha fatto ridere. Si dice che nella vostra locanda vi è una giovane3 da maritare, e ch’ella4 è esposta al concorso. La curiosità mi ha spronato, mi son trovato per i miei affari da5 queste parti, e sono venuto a vederla.
Lisetta. (Povera me! non so come abbia da6 regolarmi), (da sè)
Filippo. (Gl’Italiani non sono meno curiosi dei Parigini).
Roberto. E bene, monsieur Filippo, si può avere la grazia di vedere questa giovane?
Filippo. Signore, io non so chi ella sia, io non so di chi voi parlate7; la mia locanda è piena di forestieri, e non conosco la persona che voi cercate.
Roberto. È impossibile che non lo sappiate.... (Ma alla descrizione della persona, ai segni rimarcati nel foglio, mi pare quella senz’altro), (osservando8 Lisetta, e passa nel mezzo e si accosta a