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456 | ATTO TERZO |
Conte. Che diavolo di vergogna! Tanto strepito per uno straccio di ventaglio che valerà cinque paoli.
Evaristo. Vaglia quel che sa valere, voi non sapete quello che costa ed io darei per riaverlo... Sì, darei cinquanta zecchini.
Conte. Dareste cinquanta zecchini!
Evaristo. Sì, ve lo dico e ve lo prometto. Se si potesse ricuperare, darei cinquanta zecchini.
Conte. (Diavolo, bisogna che sia dipinto da Tiziano o da Raffaello d’Urbino).
Evaristo. Deh signor Conte, fatemi questa grazia, questo piacere.
Conte. Vedrò se si potesse ricuperare, ma sarà difficile.
Evaristo. Se la persona che l’ha, volesse cambiarlo in cinquanta zecchini, disponetene liberamente.
Conte. Se l’avessi io, mi offenderei d’una simile proposizione.
Evaristo. Lo credo benissimo. Ma può essere che la persona che l’ha, non si offenda.
Conte. Oh in quanto a questo, la persona si offenderebbe quanto me, e forse forse... Amico, vi assicuro che sono estremamente imbrogliato.
Evaristo. Facciamo così, signor Conte. Questa è una scattola d’oro, il di cui solo peso val cinquantaquattro zecchini. Sapete che la fattura raddoppia il prezzo; non importa, per ricevere quel ventaglio, ne offerisco il cambio assai volentieri. Tenete. (gliela dà)
Conte. Ci sono de’ diamanti in quel ventaglio? Io non ci ho badato.
Evaristo. Non ci sono diamanti, non val niente, ma per me è prezioso.
Conte. Bisognerà vedere di contentarvi.
Evaristo. Vi prego, vi supplico, vi sarò obbligato.
Conte. Aspettate qui. (Sono un poco imbrogliato?) Farò di tutto per soddisfarvi... e volete che io dia in cambio la tabacchiera?
Evaristo. Sì, datela liberamente.
Conte. Aspettate qui. (s’incammina) E se la persona mi rendesse il ventaglio, e non volesse la tabacchiera?
Evaristo. Signore, la tabacchiera l’ho data a voi, è cosa vostra, fatene quell’uso che vi piace 1.
- ↑ Così i recenti editori. Nell’ed. Zatta: quanto che vi piace.