Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
38 | ATTO PRIMO |
Toffolo. E mi che voggio mo stare. Ghe voggio stare, ghe voggio.
Beppo. Va via, te digo.
Toffolo. Madea.
Beppo. Va via, che te dago una sberlab.
Toffolo. Mare de diana, ve trarò una pierada. (raccoglie delle pietre)
Beppo. A mi, galiotto? (mette mano a un coltello)
Toffolo. Lasseme star, lasseme.
Beppo. Cavete, te digo.
Toffolo. No me voggio cavare gnente, no me voggio cavare.
Beppo. Va via, che te sbusoc.
Toffolo. Sta da lonzid, che te spacco la testa. (con un sasso)
Beppo. Tìreme, se ti gh’ha cuor.
Toffolo. (Tira dei sassi, e Beppo tenta cacciarsi sotto.)
SCENA XI.
Paron Toni esce di casa, poi rientra, e subito torna a sortire; poi Pasqua e Lucietta.
Toni. Cossa xe sta cagnarae?
Toffolo. (Tira un sasso a paron Toni.)
Toni. Agiuto; i m’ha dà una pierà. Aspetta, galiotto, che vôi che ti me la paghe. (entra in casa)
Toffolo. Mi no fazzo gnente a nissun, no fazzo. Cossa me vegniu a insolentare? (prendendo sassi)
Beppo. Metti zo quelle piere.
Toffolo. Metti via quel cortello.
Toni. Via, che te taggio a tocchi. (sorte con un pistolese)
Pasqua. Paron, fermeve. (trattenendo paron Toni)
Lucietta. Fradei, fermeve. (trattenendo paron Toni)
Beppo. Lo volemo mazzare.
Lucietta. Via, strambazzof, fermete. (trattiene Beppo)