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IL VENTAGLIO | 445 |
stato un pezzo senza più poterla vedere. Finalmente per sorte, per fortuna, sua zia è sortita di casa. Candida è discesa nel suo giardino; ho rotto la siepe, ho saltato il muro, mi son gettato a’ suoi piedi; ho pianto, ho pregato, l’ho sincerata, l’ho vinta, è mia, è mia, non vi è più da temere. (con giubilo, e affannoso)
Giannina. Me ne rallegro, me ne congratulo, me ne consolo. Sarà sua, sua sempre sua, ne ho piacer, ne ho contento, ne ho soddisfazione. (lo carica un poco)
Evaristo. Una sola condizione ella ha posto alla mia sicura, alla mia intera felicità.
Giannina. E qual è questa condizione?
Evaristo. Per giustificare me intieramente, per giustificar voi nel medesimo tempo, e per dar a lei una giusta soddisfazione, è necessario ch’io le presenti il ventaglio. (come sopra)
Giannina. Ora stiamo bene.
Evaristo. Ci va del mio e del vostro decoro. Parerebbe ch’io l’avessi comprato per voi, si darebbe credito a’ suoi sospetti. So che siete una giovane saggia e prudente. Favoritemi quel ventaglio. (sempre con premura)
Giannina. Signore... Io non l’ho più il ventaglio. (confusa)
Evaristo. Oh via, avete ragione. Ve l’ho donato, e non lo domanderei, se non mi trovassi in questa estrema necessità. Ve ne comprerò un altro. Un altro molto meglio di quello; ma per amor del cielo, datemi subito quel che vi ho dato.
Giannina. Ma vi dico, signore, ch’io non l’ho più.
Evaristo. Giannina, si tratta della mia vita e della vostra riputazione. (con forza)
Giannina. Vi dico sull’onor mio, e con tutti i giuramenti del mondo, che io non ho quel ventaglio.
Evaristo. Oh cielo! cosa dunque ne avete fatto? (con caldo)
Giannina. Hanno saputo ch’io aveva quel ventaglio, mi sono saltati intorno come tre cani arrabbiati...
Evaristo. Chi?1 (infuriato)
- ↑ Così giustamente correggono tutte le edizioni recenti. Nell’ed. Zatta: Ehi.